Per le pensioni 20 anni di contributi hanno un’importanza simile ai 67 anni di età. In pratica, sono la soglia minima da completare per poter andare in pensione, dal punto di vista dei contributi previdenziali versati. I 67 anni invece riguardano l’età minima di uscita dal mondo del lavoro. In ogni caso tutte le misure che permettono di uscire prima dei 67 anni rappresentano delle deroghe a queste previgenti soglie. Allo stesso modo tutte le misure che prevedono una soglia contributiva inferiore ai vent’anni sono considerate misure in deroga.

Con esattamente 20 anni di contributi solo una via consente di accedere alla pensione prima dei 67 anni di età. Ma è legata alle invalidità. Con 30 anni invece sono due le vie possibili.  

“Salve a tutti. Sono un lavoratore che ha dei dubbi riguardo le misure per la pensione a cui potrei avere accesso adesso. Ho 66 anni di età compiuti a giugno scorso e mi chiedevo se potevo andare in pensione subito o al massimo nel 2023 con le misure oggi vigenti. Non mi riferisco infatti ad ipotetiche nuove misure del governo, ma a misure oggi vigenti. Per esempio so che già a 64 anni possono uscire dei lavoratori con 20 anni di contributi. A me invece il patronato mi ha detto che non posso avere accesso a nessuna misura se non arrivo a 67 anni. Come mai? L’attività lavorativa che svolgo è presso un’azienda di grossisti di grano e orzo. È una attività che rientra tra le mansioni gravose, giusto? In pratica io scarico e carico gli autotreni. Molti mi hanno detto che in queste condizioni potrei avere accesso già adesso all’Ape sociale. Una misura che secondo il mio patronato l’anno prossimo non è detto che venga confermata.” 

Il lavoro gravoso vale per l’Ape sociale, ma 30 anni di contributi non bastano

Effettivamente la situazione del nostro lettore ci appare abbastanza chiara anche se bisognerebbe approfondire meglio il campo e capire se un’assunzione presso l’azienda per cui lavora coincida con i dettami normativi del lavoro gravoso per l’Ape sociale.

Fosse così, in quanto facchino il nostro lettore avrebbe pieno diritto di uscire con l’Ape sociale, ma solo se raggiunge 36 anni di contributi versati. Forse una cosa che è sfuggita al patronato è che la carriera del nostro lettore, come lui stesso sostiene è pari a trent’anni. E per l’Ape sociale trent’anni di contributi versati possono valere la pensione a 63 anni, ma solo per disoccupati, invalidi e caregiver. 

 

Per i lavori gravosi pensione di vecchiaia a 66,7 anni di età

Ricapitolando, il nostro lettore anche se risultasse impegnato in un lavoro gravoso, difficilmente potrebbe rientrare nell’Ape sociale se davvero ha trent’anni di contributi versati e non ha altra contribuzione da far valere come utile alla pensione. L’unica strada che ha per poter anticipare la pensione e uscire all’inizio del 2023 è la pensione di vecchiaia. Stranamente nessuno gli ha consigliato questa via, perché per lui l’attesa a 67 anni potrebbe essere inutile. In effetti anche se i requisiti generali sono pari a 67 anni di età e 20 anni di contributi versati, non è così per i lavoratori impegnati in mansioni gravose. Non vale l’incremento dell’aspettativa di vita di 5 mesi del 2019. In termini pratici per loro valgono i requisiti precedenti che fissavano l’età pensionabile a 66 anni e 7 mesi. Avendo compiuto 66 anni di età a giugno 2022 è assai probabile che il nostro lettore possa centrare il diritto alla pensione già a gennaio 2023. Infatti per i lavori gravosi la pensione di vecchiaia si completa con 66 anni e 7 mesi di età, ma sono dopo aver maturato 30 anni di contributi versati. Requisito quest’ultimo che il nostro lettore ha già detto di aver maturato completamente.