Dopo l’accordo quadro stilato ieri tra governo e sindacati si è giunti ad un accordo per quanto riguarda la pensione anticipata dei lavoratori precoci con una sorta di quota 41.

Per i lavoratori precoci, infatti, il governo ha studiato un ulteriore canale di uscita, che si affianca alla pensione anticipata, che permetterebbe il pensionamento con 41 anni di contributi sia per uomini che per donne, indipendentemente dall’età ma soltanto per coloro che possono vantare 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento dei 19 anni.

Sono esclusi, quindi, i periodi di contribuzione figurativa, volontaria o da riscatto.

Quota 41 lavoratori precoci: quali profili vi rientrano?

Per poter entrare nella quota 41 della pensione per i lavoratori precoci, si  dovrà appartenere ad uno dei seguenti profili:

  • al termine della fruizione degli ammortizzatori sociali come la Naspi o l’indennità di mobilità, risulti ancora disoccupato
  • versa in condizioni di salute che determinano disabilità
  • risulti occupato in una mansione gravosa

Al momento le attività gravose devono ancor essere individuate e ci sarà bisogno di un nuovo incontro tra governo e sindacati ma i criteri di massima a cui far riferimento potrebbero essere i seguenti:

  • la normativa attuale individua le attività usuranti
  • analisi delle mansioni per le quali sono più alti i rischi di stress correlato al lavoro
  • una verifica degli indici infortunistici e di malattie professionali legate all’età anagrafica.

Quindi, riassumendo, potranno accedere al pensionamento con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica con la quota 41 i lavoratori precoci che possono vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento dei 19 anni di età che però siano al tempo stesso o disoccupati, o disabili o impegnati in lavori gravosi o usuranti.