Pensione anticipata, un nostro lettore ci pone un quesito per lui che ha 65 anni e 34 anni di contributi versati e la moglie che ha 63 anni e 36 anni di contributi versati:

Buongiorno, leggendo su internet le Sue risposte ai quesiti sulle pensioni, desideravo il Suo parere per quanto mi riguarda; ho 65 anni, ex lavoratore PT, con 34 anni di contribuzione, ho lasciato l’Azienda nel 2014 a seguito di risoluzione consensuale con incentivo a fine 2017, anche mia moglie, che di anni ne ha 63, e 36 anni di contributi, ha lasciato la stessa Azienda, e sempre con risoluzione consensuale incentivata.

Per l’anno in corso saremo entrambi senza reddito da lavoro, ma possediamo la casa ove abitiamo.

Vorrei sapere se con le norme attuali possiamo avere qualche chance per  la pensione o godere di benefici su ticket e quant’altro. Grato se vorrà darmi un cenno di risposta. Cordiali Saluti.

Prima di procedere ad analizzare tutte le possibili alternative pensionistive, analizziamo in breve l’incentivo all’esodo (risoluzione consensuale con incentivo).

Incentivo all’esodo (risoluzione consensuale con incentivo)

Ricordiamo che la risoluzione consensuale con incentivo, non matura il diritto a beneficiare della Naspi (l’indennità di disoccupazione), la quale spetta soltanto nei casi di perdita involontaria dell’impiego da parte del lavoratore.

Questo significa che è concessa solo in caso di licenziamento, ma non in caso di dimissioni. Quindi, nel caso specifico la perdita volontaria dell’impiego da parte del lavoratore, anche se sono state rassegnate nell’ambito di una procedura di incentivo all’esodo, vengono considerate dimissioni.

Di conseguenza, il lavoratore che perde il proprio posto non perché licenziato ma in quanto incentivato all’esodo volontario non ha diritto alla Naspi, che è un istituto volto a offrire tutela in caso di perdita involontaria dell’impiego.

Abbiamo esaminato la risoluzione consensuale incentivata per poter escludere dalle possibilità di andare in pensione anticipata, l’APE Sociale, che ricordiamo, possono beneficiarne i disoccupati licenziati che hanno finito integralmente di percepire, da almeno tre mesi, la prestazione per la disoccupazione loro spettante.

Analizziamo in breve, l’Ape Sociale, l’Ape volontaria, la Rendita integrativa temporanea anticipata, Ape Rosa e l’Opzione donna.

APE sociale

L’APE sociale è una prestazione assistenziale erogata dall’INPS  ai lavoratori che hanno raggiunto almeno 63 anni di età e che non siano titolari di pensione diretta in Italia o all’estero.

La prestazione viene corrisposta fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al raggiungimento dei requisiti della pensione anticipata. L’importo dell’assegno pensionistico non può superare 1.500 euro, inoltre, non va né rivalutato né integrato al minimo.

Requisiti

I requisiti richiesti per poter accedere all’APE Sociale sono:

  • almeno 63 anni di età;
  • maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia entro i 3 anni e 7 mesi successivi all’inizio dell’Ape.

Inoltre è necessario rientrare in una di queste 4 categorie di tutela:

  • lavoratori disoccupati senza ammortizzatori sociali che hanno maturato almeno 30 anni di contributi;
  • lavoratori disabili con una percentuale di invalidità del 74% e con almeno 30 anni di contributi;
  • lavoratori con almeno 30 anni di contributi che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità (Caregiver);
  • lavoratori che hanno svolto lavoro faticoso e pesante e rientrano nelle “attività gravose”, il lavoro dovrà essere stato svolto per almeno 6 degli ultimi 7 anni e hanno almeno 36 anni di contributi.

APE Volontaria: requisiti

L’Ape volontaria è un’opzione irreversibile, a differenza dell’Ape sociale, non ci sono preferenze per disoccupati o invalidi.
L’APE volontaria si rivolge a tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici con età anagrafica pari o superiore ai 63 anni e che maturano entro 3 anni e 7 mesi il diritto a una pensione di vecchiaia d’importo, certificato dall’INPS, non inferiore a un certo limite.

Per accedere al prestito è necessario, al momento della richiesta:

  • avere un’età anagrafica di 63 anni di età ed essere in possesso di almeno 20 anni di contributi;
  • maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi;
  • avere un importo della futura pensione mensile, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’AGO;
  • non percepire assegno di invalidità o pensione diretta.

Una valida alternativa la pensione RITA

Un’ altra alternativa interessante è la Rendita integrativa RITA, inserita con la manovra 2018, la rendita integrativa temporanea anticipata diventa accessibile quando mancano cinque anni alla pensione, non viene più previsto il requisito anagrafico dei 63 anni, resta invariato il requisito contributivo di 20 anni di contribuzione versata.

Quindi, considerando che da gennaio 2018 l’età pensionabile sarà per tutti 66 anni e 7 mesi, si presuppone che potranno chiedere la pensione i lavoratori con 61 anni e sette mesi di età con una contribuzione versata di 20 anni.

L’accesso alla RITA predispone la cessazione del rapporto di lavoro. Inoltre, il lavoratore deve richiedere la certificazione Inps utile per l’APe Volontario.

Viene abolito che il lavoratore deve aver richiesto effettivamente l’APE volontaria, ma è sufficiente che abbia i requisiti previsti per l’APE volontario per poter farne richiesta.

Pensione Opzione Donna 2018 non prorogata

Il regime di opzione donna permetteva l’uscita anticipata per le lavoratrici a fronte di una penalizzazione sull’assegno mensile. Si richiedeva anzianità contributiva di 35 anni e anagrafica di almeno 57 anni per la dipendenti (58 per le lavoratrici autonome). La tanto aspettata proroga per il 2018 non è stata concessa, quindi l’unica via per la pensione anticipata per le lavoratrici quest’anno resta l’Ape. Oltre all’Ape volontario e all’Ape Social è stata confermata dalla Legge di Bilancio 2018 l’opzione rosa.

Donne in pensione nel 2018: salta proroga opzione donna ma resta l’Ape Social. Tutte le novità

Ape Rosa 2018

Per le donne vi è un’altra valida alternativa di pensione anticipata per le lavoratrici.

Cambiano dal 2018 i requisiti anagrafici per la pensione donne 2018 o, meglio, l’età di uscita sarà uguale per tutti, maschi e femmine. Le donne beneficiarie dell’Ape Social però avranno uno sconto sui contributi in base al numero di figli (da uno a due anni). Questa forma pensionistica è stata denominata Ape Rosa.

L’APE rosa 2018 non prevede requisiti anagrafici ma si basa sui versamenti contributivi: ad oggi sono richiesti 42 anni e 10 mesi per gli uomini mentre alle donne “ne basta” uno in meno. Entrambe le quote però sono destinate ad aumentare sulla base degli incrementi legati alla speranza di vita (più cinque mesi dal 2019).

Conclusioni

Abbiamo racchiuso in breve tutte le forme pensionistiche per poter andare in pensione anticipata in base al requisito contributivo superiore ai 35 anni di contributi. Consiglio al nostro lettore, per lui e per sua moglie, avendo entrambi già maturato il requisito anagrafico e contributivo, di rivolgersi ad un patronato e valutare le possibili alternative sopra elencate. Ricordiamo che per la pensione RITA e per l’APE Rosa, si attendono le specifiche INPS, quindi non è ancora possibile inoltrare la domanda. Ricordo che non tutte le situazioni personali sono uguali e spesso un’alternativa esclude l’altra.

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