Ci sono delle regole particolari e degli strumenti altrettanto particolari che consentono ad un lavoratore di poter accedere in maniera anticipata alla propria pensione. Queste regole sono quelle del sistema previdenziale italiano. Il diritto ad uscire prima dal mondo del lavoro si matura in base a determinati requisiti. Per esempio ogni misura ha le sue particolarità e le sue prerogative. Può uscire dal lavoro prima l’invalido, oppure chi svolge una particolare attività lavorativa considerata logorante, gravosa o usurante. Inoltre ci sono casi in cui si può uscire dal lavoro prima, perché ci sono delle condizioni familiari particolari che lo consentono.

In questo caso si parla di caregivers.

“Gentile redazione di Investire Oggi, sono un vostro assiduo lettore e vi considero tra i massimi esperti in materia pensionistica. Vi chiedo di spiegarmi come funzionano le regole di pensionamento anticipato per i cosiddetti caregiver. Io ho mia moglie invalida con legge 104 e disabilità al 100%. Mia moglie è bisognosa di assistenza e a quanto ho capito le normative previdenziali italiane consentono di anticipare il pensionamento proprio in virtù del fatto che mia moglie ha bisogno della mia assistenza. Ma quali sarebbero queste misure che consentono di poter anticipare il pensionamento? Grazie per una vostra eventuale risposta.”

Caregivers, di cosa si tratta e cosa sono

Pensione pubblico privato

Con il termine cargiver ormai gli italiani hanno iniziato a farci i conti assiduamente. Con questo termine importato dall’inglese, si fa riferimento a quel soggetto che dedica una parte del suo tempo all’assistenza di un proprio familiare stretto disabile. Il caregiver quindi è colui che senza essere remunerato e senza alcun vincolo di subordinazione presta assistenza ad un parente stretto, convivente e disabile grave. In materia pensionistica un caregivers è considerato colui che ha da assistere il coniuge o un parente di primo grado invalido almeno al 74%. Oppure un parente o affine, sempre convivente con il caregivers.

Ma in questo caso serve che il disabile non abbia coniugi o genitori. Oppure, se li ha, serve che questi siano anziani sopra i 70 anni di età, o a loro volta disabili gravi.

Le pensioni dei caregivers, perché sono diverse

Per i caregivers ci sono misure di pensionamento anticipato molto importanti. Occasioni utili a lasciare il lavoro prima rispetto ai requisiti ordinari. In base alla misura cambiano però i requisiti che deve detenere il diretto interessato alla prestazione pensionistica. E cambiano anche le condizioni che deve avere lo stesso invalido bisognoso di assistenza. La prima misura degna di nota è senza dubbio l’Ape sociale, una misura che permette di accedere alla pensione a diverse categorie di lavoratori. La misura si rivolge a invalidi, disoccupati, lavori gravosi e naturalmente, i cosiddetti caregivers. Per l’accesso il caregivers deve avere almeno 63 anni di età e deve aver completato almeno 30 anni di contributi versati. Condizione aggiuntiva, ma non meno importante è che l’attività di assistenza al parente disabile deve essere stata avviata almeno sei mesi prima di presentare domanda di pensionamento. Va detto inoltre che l’Ape sociale non è una vera e propria pensione ma un trattamento simile alla pensione. L’Ape è una misura che accompagna il lavoratore al raggiungimento dei 67 anni di età utili alla pensione di vecchiaia ordinaria. In buona sostanza, una specie di reddito ponte o ammortizzatore sociale.

Il caregivers precoce, cosa significa?

Una misura che permette una uscita anticipata dal mondo del lavoro resta la quota 41. Naturalmente non è la quota 41 per tutti di cui tanto si parla in vista di una ipotizzata riforma delle pensioni nel 2024. E non è nemmeno la quota 103 che ha nei 41 anni di versamenti il requisito contributivo utile collegato ai 62 anni di età. Parliamo della quota 41 per i precoci.

La misura, ormai strutturale, consente di lasciare il lavoro nel momento in cui si raggiunge la soglia dei 41 anni di contributi versati. E non ci sono limiti anagrafici. Infatti la misura non ha una età minima di accesso. Serve che di questi 41 anni di contributi versati, 35 siano effettivi da lavoro. Inoltre almeno un anno, anche se discontinuo, deve essere versato prima del compimento dei 19 anni di età. La misura si rivolge a disoccupati, invalidi, lavori gravosi e pure ai caregivers. Anche in questo caso l’assistenza deve essere partita almeno 6 mesi prima della presentazione della domanda di pensione.

Perfino opzione donna si collega al ruolo caregivers adesso

Una delle cose più criticate che sono successe a gennaio, con il varo della legge di Bilancio del Governo Meloni è senza dubbio la proroga con limitazioni evidenti di opzione donna. La misura infatti è stata prolungata di un anno. Al posto di scadere il 31 dicembre 2022, scadrà il 31 dicembre 2023. Come in passato la misura resta invariata come regole di calcolo dell’assegno pensionistico che resta il contributivo. Inoltre resta invariato anche il fatto che i requisiti, cioè 58, 59 o 60 anni di età ed i 35 anni di contributi, devono essere completati entro il 31 dicembre dell’anno precedente. La novità è la platea delle beneficiarie che ne esce profondamente modificata. In effetti la misura viene circoscritta a invalide, licenziate, assunte in una azienda con tavolo di crisi avviato e caregivers. Quindi, nel 2023 potranno lasciare il lavoro con opzione donna le lavoratrici caregivers che hanno completato i 35 anni di contributi ed i 60 anni di età (sconto di 12 mesi a figlio avuto fino a massimo 2 anni)entro la fine del 2022.