Pensione a 64 anni? Sì, ma… Nel nostro sistema previdenziale ci sono due tipologie di misure che permettono il pensionamento prima di arrivare ai 67 anni della pensione di vecchiaia o alle carriere oltre i 40 anni di contributi per le pensioni anticipate. Ci sono misure a termine, cioè che valgono solo per determinati anni e solo per una determinata fase che viene definita sperimentale. Sono misure che nascono e muoiono a tempi alterni, come è stato per esempio per la quota 100. E poi ci sono misure strutturali, che permettono pensionamenti anticipati sempre e che fanno parte fissa del sistema.

A volte però sono più neutre da limitazioni le misure sperimentali che quelle strutturali. Per esempio, alcune stranezze della pensione anticipata contributiva mettono in luce una misura probabilmente scritta male dai legislatori, che escludono dalla quiescenza lavoratori che come logica, dovevano essere avvantaggiati dal punto di vista pensionistico.  

“Gentile esperto, vi chiedo aiuto per dirimere una questione che è nata sul mio posto di lavoro con un mio collega che come me ha compiuto quest’anno 64 anni di età. Siamo andati da un patronato a presentare domanda di pensione. La misura che abbiamo richiesto è la pensione anticipata contributiva, quella che si percepisce con 64 anni di età e 20 anni di contributi. Ad entrambi l’INPS ha bocciato le domande. Eppure io ho 28 anni di contributi versati mentre lui ne ha 25. Ciò che troviamo entrambi strani è la motivazione, perché io non ho l’anzianità contributiva utile e lui non ha l’importo della pensione utile. Ma che significa? Dipende dalla nostra azienda che non versa i contributi? Nostri amici di comitiva, nostri coetanei ed ex compagni di scuola, sono andati in pensione proprio quest’anno. Uno con la Quota 102, ma non fa testo perché aveva quasi 40 anni di contributii, l’altro con la pensione anticipata contributiva. Perché noi no?”.

 

La pensione a 64 anni di età, le due vie disponibili oggi 

Nel 2022 sono sostanzialmente tre le vie per andare in pensione a 64 anni. Con questa età anagrafica le misure disponibili oltre a quelle anticipate che non prevedono limiti di età ma solo carriere di oltre 40 anni di contributi sono: 

  • Ape sociale; 
  • Quota 102; 
  • Pensione anticipata contributiva.  

L’Ape sociale ha come requisiti minimi di accesso i 63 anni di età, i 30 anni di contributi per invalidi, caregivers e disoccupati, o i 36 per i lavori gravosi (32 per edili e ceramisti). La quota 102 non ha limiti di platea, nel senso che è aperta a tutti i lavoratori indistintamente. Si centra però con almeno 64 anni di età ed almeno 38 anni di contributi versati. Entrambe queste misure però non sono strutturali, tanto è vero che scadono il 31 dicembre 2022 e non è detto che nel 2023 saranno confermate. La pensione anticipata contributiva invece è strutturale, consente di uscire a partire dai 64 anni di età con solo 20 anni di contribuzione, ma è piena di vincoli e paletti a tal punto da essere difficilmente fruibile, come dimostrano le reiezioni alle domande per i due lavoratori del nostro quesito.  

Perché la pensione anticipata contributiva è una misura strana 

Se l’Ape sociale ha delle limitazioni di platea ed è appannaggio solo di poche categorie, ancora peggio la pensione anticipata contributiva. Questa oltre a limitazioni di platea presenta limitazioni dovute al particolare meccanismo che la regola. I requisiti per accedere alla pensione anticipata contributiva sono:  

  • Almeno 64 anni di età compiuti alla data di presentazione della domanda; 
  • Almeno 20 anni di contributi versati alla stessa data; 
  • Una pensione liquidata pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale; 
  • Il primo contributo versato non deve essere antecedente il 1° gennaio 1996. 

Perché si rischia di essere tagliati fuori dalla pensione anticipata contributiva 

Misura favorevolissima come età e contribuzione, meno per quanto riguarda gli altri due requisiti.

Che probabilmente sono i due paletti che hanno impedito ai nostri due lavoratori del quesito di andare in pensione. Infatti il nostro lettore che ci ha scritto la mail ha 28 anni di contributi versati e 64 anni di età. Ha di fatto centrato entrambi i requisiti di età e contribuzione. Ciò che invece non ha centrato è il requisito dell’anzianità contributiva. Paradossalmente, ha troppi anni di contributi per la pensione anticipata contributiva, come ne ha troppo pochi per l’Ape sociale o la quota 102. Avendo 28 anni di contributi infatti, non può far valere lo status di contributivo puro, nel senso che un paio di anni di versamenti per forza di cose ricadono prima del 1° gennaio 1996. Infatti al massimo 26 anni può detenere come contribuzione un lavoratore per essere considerato un contributivo puro (dal 1996 ad oggi sono trascorsi 26 anni).  

Pensione a 64 anni: difficile arrivare a oltre 1.300 euro di pensione con pochi anni di contributi 

Al contrario, l’altro lavoratore ha la carriera giusta, numericamente, per rientrare nel requisito dell’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 che deve essere pari a zero. Infatti ne ha 25 e probabilmente ha iniziato a lavorare nel 1997. Ciò che probabilmente a lui manca è una pensione che superi i 1.300 euro al mese come deve essere una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. L’assegno sociale 2022 è pari a 468,28 euro al mese per tredici mensilità. Un trattamento pari a 2,8 volte quello sociale significa una pensione pari ad almeno 1.311,18 euro al mese. Limite che il nostro lavoratore con 25 anni di contributi probabilmente non raggiunge. Evidentemente ha avuto uno stipendio troppo basso nella sua carriera, talmente basso da determinare un montante contributivo troppo basso. E per entrambi c’è poco da fare.