Le richieste che i sindacati portano sul tavolo tecnico del governo in merito alla riforma pensioni, tengono certamente conto anche e soprattutto di quelle che sono le esigenze e le richieste di chi attende la pensione o di chi deve fare un piano di accumulo contributivo per garantirsi un assegno pensionistico per la vecchiaia. Parliamo, quindi, soprattutto dei giovani.

L’obiettivo è quello di chiudere il tavolo tecnico governo-sindacati entro il mese di aprile 2022, ossia in tempo per la stesura del DEF (Documento di economia e finanza).

Come già evidenziato in un nostro precedente articolo c’è chi spinge per tempi più celeri in quanto il rischio è quello di un ritorno al punto zero, data l’incertezza politica in cui versa ancora il nostro Paese (con un presidente della Repubblica da eleggere e con la possibilità di uno scioglimento anticipato di Camera e Senato).

Riforma pensioni: anche donne e previdenza complementare

Al centro della riforma i giovani e le donne. In particolare i giovani hanno necessità di poter contare su un sistema pensionistico strutturale che dia loro certezze su quando e come poter accedere in futuro alla loro pensione. Ma soprattutto garantire loro una vecchia dignitosa visto l’enorme precariato che esiste oggi nel mercato del lavoro.

Non bisogna, per questo motivo, tralasciare l’attenzione anche alla previdenza complementare. Si chiede, dunque, al governo anche di incentivare di più i fondi pensione (privati) a cui, sempre più, i cittadini ricorrono.

Un uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi ed indipendentemente dall’età anagrafica, un’opzione donna che divenga strutturale ed una maggiore flessibilità in uscita partire dai 62 anni di età. Il tutto senza toccare il calcolo dell’assegno contributivo. Ecco altri tre importanti punti sui cui si spinge nell’agognata riforma.

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