Si avvicina la riforma delle pensioni per il dopo quota 100. Il nodo principale è quello di evitare lo scalone di 5 anni con i requisiti previsti dalla regole Fornero mantenendo la possibilità di pensione a 62 anni. Ma come fare?

Il governo maneggia una coperta troppo corta, nel senso che non ci sono risorse disponibile per altre manovre a debito. E quota 100, come il reddito di cittadinanza, non è andata già a Bruxelles. Bisogna quindi giocare con le carte che già si hanno in mano.

In pensione a 62 anni con gli scivoli

L’impianto delle pensioni anticipate si reggerebbe per il settore privato sul potenziamento dello scivolo pensionistico previsto dai contratti di espansione. La novità, proposta dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, consisterebbe nella possibilità di estendere lo scivolo (in pensione a 62 anni) a una più vasta platea di lavoratori.

La legge di bilancio permette lo scivolo fino a 5 anni alle aziende con almeno 250 dipendenti. Il decreto sostegni ha allargato il beneficio anche alle aziende con 100 dipendenti, ma il governo punta a coinvolgere tutti per almeno 5 anni, fino al 2026.

Però, più le dimensioni delle aziende si riducono, maggiore sarebbe l’esborso che i datori di lavoro dovrebbero sostenere per gli scivoli dei propri dipendenti. E qui sta il punto, perché bisogna trovare una formula che non danneggi troppo l’impresa e, al contempo, agevoli l’uscita del lavoratore.

Da questa riforma per andare in pensione a 62 anni, che non avrebbe costi particolari per lo Stato, resterebbero tagliati fuori gli statali per i quali una soluzione non sembra essere ancora stata trovata.

Come funziona il contratto di espansione

La normativa sul contratto di espansione prevede che sia stipulato un contratto fra datore di lavoro e governo in maniera tale che, a fronte di uscite programmate dal lavoro con prepensionamento si assumano altrettanti giovani.

Il contratto che permette di accendere alla pensione a 62 anni deve quindi contenere una programmazione dell’assunzione di nuovi lavoratori da inserire in organico.

Ma anche un progetto di riqualificazione del personale già dipendente.

Nel caso di applicazione dello scivolo verso la pensione, l’azienda paga un’indennità economica (massimo 60 mesi) sino all’effettivo pensionamento. L’ammontare dell’indennità, che incorpora il periodo di Naspi, prevede l’obbligo per il datore di lavoro del pagamento si una somma commisurata al trattamento pensionistico maturato dal lavoratore al momento della cessazione del lavoro.