Uno dei passaggi cruciali della riforma delle pensioni, potrebbe essere quello di rendere strutturale Opzione Donna. E’ stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a comunicare tale specifica possibilità.

Ecco quali potrebbero essere le prospettive future e quali gli accorgimenti che andrebbero apportati ad Opzione donna per rendere più conveniente il pensionamento anticipato.

Opzione donna. In pensione a 58 anni

Possono accedere alla pensione anticipata c.d. Opzione donna 2022, le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2021:

  • un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed
  • un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Ai fini del conseguimento della pensione è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente.

Non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.

Al trattamento pensionistico anticipato Opzione donna, si applicano le seguenti decorrenze (cd. finestre) pari, rispettivamente:

  • a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e
  • 18 mesi per le lavoratrici autonome.

I requisiti anagrafici non sono adeguati agli incrementi alla speranza di vita.

Rendere Opzione donna strutturale, uno dei paletti della riforma delle pensioni

Come detto in premessa, nella riforma delle pensioni uno dei passaggi cruciali potrebbe essere quello di rendere Opzione donna strutturale. E’ stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a comunicare espressamente tale specifica possibilità. La notizia non è di poco conto. Tuttavia, la valutazione sulla possibilità di rendere strutturale opzione donna deve essere effettuata anche in un ottica di cambiamento delle disposizioni normative che disciplinano tale canale di pensionamento anticipato. In termini più semplici, la notizia di rendere strutturale Opzione donna potrebbe essere valutata positivamente laddove il Governo intenda migliorare le condizioni di accesso alla misura.

Ad oggi,  andare in pensione con Opzione donna, significa perdere circa il 25% rispetto all’assegno pensionistico ordinario. Si tratta di una vera e propria beffa per chi sceglie Opzione donna.

Infatti, con Opzione donna, la pensione è liquidata esclusivamente con le regole di calcolo del sistema contributivo di cui al decreto legislativo 180/1997.

Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurata, fermo restando il contestuale perfezionamento del requisito di 35 anni di contribuzione al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti, ove richiesto dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico (Fonte Inps).

Attenzione però, per chi sceglie Opzione donna:

  • se i contributi sono maturati in gestioni previdenziali diverse tra loro, non è possibile ricorrere al c.d cumulo gratuito,
  • è percorribile la sola e onerosa via della ricongiunzione dei contributi, ex lege 29/1979.

Inoltre, non rileva la contribuzione versata alla gestione separata.

Rendere Opzione donna strutturale, potrebbe essere un’ottima iniziativa del Governo nell’ambito della riforma delle pensioni, solo se si superano le criticità sopra esposte.