La riforma delle pensioni da parte del governo è rimandata. In effetti quest’anno il Governo non ha prodotto grandi novità. La manovra col pacchetto pensioni produrrà sostanzialmente poche novità dal punto di vista pensionistico. Limitandosi alle proroghe di precedenti misure come opzione donna e l’APE sociale e al varo di una nuova quota 103 ma solo in sostituzione della quota 102 cessata. La riforma tanto attesa quindi, slitta, ma non vuol dire che il governo non abbia nulla in programma. Che come idea resta quella di completare la procedura di riforma del sistema previdenziale nostrano entro la fine dei cinque anni di legislatura.

Significa che questo governo ha veramente intenzione di mettere le mani al sistema ma per questioni tecniche e di tempistica, tutto rimandato ai prossimi mesi. E tra le ipotesi c’è una misura che potrebbe davvero, non solo rappresentare una nuova modalità di pensionamento anticipato, ma addirittura rivoluzionare il sistema pensioni nostrano.

“Buongiorno, volevo chiedervi se avete novità o indiscrezioni per quello che riguarda la cosiddetta opzione uomo, cioè la pensione a 58 anni anche per noi maschi. Se ne parlava sempre ma adesso niente più. Vuol dire che non ci sono possibilità?”

Come andare in pensione a 58 anni, nel 2023 qualcuno potrà ancora farlo

La proroga di opzione donna, oramai è una cosa che si può dare per scontata. Infatti non sembrano esserci dubbi al riguardo, anche se bisogna vedere con che forma il Governo produrrà la proroga. Si dice che potrebbero esserci novità riguardo al requisito anagrafico collegato ai figli avuti. Infatti si parla di 58 anni con 2 o più figli avuti, 59 anni con un solo figlio e 60 anni senza. Fermo restando il requisito dei 35 anni quindi, tutto dovrebbe essere collegato alle maternità. Ma dopo le accuse di discriminazione che il provvedimento di proroga con queste variazioni ha ricevuto, ecco che nelle ultime ore sembra trapelare l’intenzione di passare alla semplice proroga della misura.

La proroga di opzione donna nel 2023

In pratica si tratterebbe solo di estendere di un anno l’opzione donna e di spostare la data entro cui completare i requisiti dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre dell’anno in corso. E la pensione resterebbe appannaggio di lavoratrici con almeno 58 anni di età se lavoratrici dipendenti o 59 anni di età se autonome. Ma la domanda del nostro lettore riguarda l’estensione di opzione donna non come durata o come data di maturazione dei requisiti. Il nostro lettore ci chiede che fine abbia fatto l’ipotesi, di estendere la possibilità di pensione a 58 anni anche agli uomini.

Opzione donna che diventa opzione uomo, è possibile?

La misura destinata alle donne ha un notevole appeal dal punto di vista dell’età pensionabile. Questo è fuori discussione. Ciò che non è appetibile è il calcolo dell’assegno che è altamente penalizzante. In primo luogo perché è evidente che se si esce a 58 anni di età e non a 67 anni, a conti fatti ci sono 9 mesi in meno di contributi versati o in più a seconda dall’angolazione da cui si guarda la misura. E poi ci sarebbero i coefficienti di trasformazione che sono nettamente penalizzanti quanto più giovani si lascia il lavoro. E la pensione a 58 anni è una pensione presa piuttosto giovani. Ma ciò che finisce con il penalizzare davvero molte lavoratrici è il calcolo completamente contributivo della prestazione. In questo senso, chi ha 18 o più anni di lavoro con contribuzione, versati prima del 1996, perde il diritto al calcolo retributivo e più vantaggioso fino al 2012.

Un taglio del 30% di assegno, ecco perché

La pensione calcolata interamente con il sistema contributivo per questo genere di lavoratori rischia di essere tagliata del 30% abbondante. Un fattore che può sembrare negativo, ma che da ottime possibilità di ragionare su questa misura estesa anche agli uomini.

Il fatto che sia poco appetibile per via del calcolo dell’assegno e che questa penalizzazione rende la misura sicuramente meno appetibile, finisce con il donargli più chance di essere inserita nel sistema.

Opzione per tutti e la pensione a 58 anni si estende

Una misura del genere sarebbe davvero flessibile, perché avendo importi variabili e di parecchio, in base alla data di uscita ed al numero di anni di contributi, il lavoratore potrebbe scegliere quando pensionarsi. Fermo restando il calcolo contributivo della prestazione, un anno in più di lavoro significherebbe aggiungere un anno di contributi versati. e uscire anche solo un anno dopo, rimandando di un solo anno la pensione, significa godere di un più vantaggioso coefficiente di trasformazione. E una misura del genere per l’INPS non avrebbe l’impatto pesante in termini di spesa che avrebbe per esempio una quota 41 per tutti. Quest’ultima non avrebbe nessun problema di disincentivazione alla misura, a tal punto che di fatto andrebbe a sostituire in tutto la pensione anticipata ordinaria.

La flessibilità sulle pensioni dovrebbe essere un fattore

A dire il vero però di questa misura non si parla più o forse non c’è stata mai alcuna proposta concreta di inserirla nel sistema. Ma resta una valida versione o visione di come potrebbe essere il sistema domani. Non esiste sistema pensionistico basato sul calcolo contributivo che non abbia la flessibilità come parametro o fattore. E la flessibilità si ottiene solo con misure che producano differenti vantaggi o svantaggi in base al lavoratore e a quello che intende ottenere dal punto di vista previdenziale. Con una opzione donna per tutti un lavoratore potrebbe scegliere se uscire a 58 anni prendendo una pensione di 1.000 euro soltanto, o uscire a 67 prendendone una da 1.500 euro. Le cifre sono solo a titolo di esempio. Anche perché nelle età intermedie tra i 58 ed i 67 cambierebbe progressivamente l’importo, donando quella varietà di scelta che dovrebbe essere alla base della flessibilità.