Pensioni sempre più basse per i giovani lavoratori, quelli che otterranno una rendita calcolata esclusivamente con il sistema contributivo. Lo si evince dal XXI Rapporto Annuale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, riferito all’anno 2021.

La stima dell’Inps è di un assegno medio di 750 euro al mese, ai valori attuali per coloro che sono nato fra il 1965 e il 1980. La così detta generazione X, cioè i figli del boom economico o baby boomers come sono chiamati in gergo.

In pensione con 750 euro al mese

La stima dell’Inps per i lavoratori della generazione X si basa essenzialmente su una media di 30 anni di contributi versati con un salario medio di 9 euro all’ora e una uscita dal lavoro a 65 anni di età.

Un vero e proprio dramma sociale – commenta Pasquale Tridico, presidente dell’Inps.

Ma il problema non è tanto nel sistema di calcolo della pensione che fra una decina di anni sarà contributivo per tutti. Bensì nelle politiche del lavoro dove oggi in Italia i salari medi sono più bassi che ne resto d’Europa.

Più precisamente dal rapporto Inps emerge che un terzo dei lavoratori italiani guadagna meno di mille euro e per il 22 per cento si tratta di contratti per lavori a termine. La retribuzione annuale media delle donne, nel 2021, risulta pari a 20.415 euro, sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti e inferiore del 25% rispetto alla corrispondente media maschile.

Il sistema di calcolo contributivo, d’altro canto, si basa solo ed esclusivamente su quanto versato nelle casse pensionistiche e quindi mette a nudo tutti i difetti che aveva il sistema retributivo. E se il montante contributivo è basso, anche la pensione sarà bassa.

In Italia le retribuzioni più basse d’Europa

Il problema parte quindi dal basso, cioè dia salari. Negli ultimi 20 anni l’Italia ha subito un depauperamento delle retribuzioni rispetto al resto d’Europa.

Secondo l’OCSE, l’Italia è agli ultimi posti nell’Eurozona per crescita dei salari medi reali (cioè al netto dell’inflazione dei prezzi al consumo) dal 1990 al 2020.

Più precisamente negli ultimi 30 anni in Italia la retribuzione reale media è diminuita del 6 per cento. Posizionandosi al penultimo posto nella classifica dei paesi dell’Eurozona, davanti alla Grecia (-18 per cento) e dietro alla Spagna (-2 per cento). Dati confermati anche dalla grande fuga dei giovani verso l’estero.

Ma anche dalle pensioni che l’Inps paga ogni mese a cittadini italiani che hanno portato la loro residenza oltre confine. E non solo per vantaggi fiscali. Nel triennio 2019-2021 l’incremento delle pensioni in pagamento all’estero è stato pari al 45,1%. Il dato europeo, che ci riguarda più da vicino, è cresciuto e, rispetto al 2020, nel 2021 è salito dell’1,5%.