L’importo delle nuove pensioni tende a diminuire col passare degli anni. Si avvicina infatti l’entrata a regime del sistema di calcolo contributivo per tutti, previsto fra una decina d’anni. Nel frattempo, però, chi va in pensione oggi può ancora beneficiare parzialmente del sistema di calcolo misto, cioè contributivo e retributivo.

Il calcolo retributivo della pensione, per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, è tuttavia limitato, nella migliore delle ipotesi, a un terzo della pensione. Ed è questo che sostiene ancor oggi l’importo degli assegni salvaguardando la rendita.

Per i contributivi puri, viceversa, ottenere una pensione come quella dei predecessori sarà un sogno.

Il calcolo della pensione

Per i giovani lavoratori sapere quanto prenderanno di pensione non è semplice. Bisogna vedere quanti anni di contributi sono stati versati e considerare la rivalutazione del montante contributivo nel tempo. Il coefficiente di trasformazione, poi, che non è una misura fissa nel tempo, determinerà poi l’importo della pensione.

Premesso questo, se un lavoratore ha alle spalle una carriera lineare e continua, il calcolo approssimativo della pensione è abbastanza semplice. Ma se un lavoratore ha un passato travagliato da lavori saltuari, lavoretti, contratti part-time, periodi di disoccupazione e versamenti avvenuti in gestioni pensionistiche differenti, la simulazione diventa approssimativa.

Di regola, poi, bisogna tener presente che più passano gli anni e meno corposa sarà la pensione per effetto dell’esaurimento del sistema di calcolo misto. All’interno di esso, come detto all’inizio, la parte retributiva sostiene l’importo della pensione.

Il tasso di sostituzione

Pertanto, fare delle simulazioni, in questo senso, è abbastanza difficile, soprattutto se manca ancora molto al raggiungimento dell’età pensionabile. Chi va in pensione, ad esempio, con 20 anni di contributi versati nel sistema misto prenderà di più della stessa persona che ci va con gli stessi anni di contributi versati solo nel sistema contributivo.

Lo stesso si può dire, a parità di regime di calcolo, se un lavoratore si ritrova 20 anni di contributi pieni e l’altro 18 anni più due di Naspi, ad esempio. O anche 10 anni di contributi versati nella gestione FPDL e 10 anni nella Gestione Separata.

Unica cosa possibile è fare delle simulazioni quando si arriva a ridosso dell’età della pensione per sapere esattamente quanto spetta. Di certo si sa che il tasso di sostituzione è in decrescita. Oggi si va in pensione con il 65-70 per cento della media delle ultime retribuzioni per chi può beneficiare del calcolo misto. Fra una decina di anni si andrà in pensione con il 60-65 per cento.

Percentuale che potrebbe anche scendere se la carriera lavorativa non è continua e le retribuzioni sono saltuarie con buchi previdenziali anche lunghi.

In pensione a 67, 70 o 71 anni

Volendo fare un esempio pratico di un giovane lavoratore oggi 30 enne con uno stipendio medio di 25mila euro all’anno senza interruzione di carriera, possiamo azzardare una stima di pensione futura. Ipotizzando che a 67 anni avrà accumulato un montante contributivo pari a 305 mila euro, a 67 anni andrà in pensione con 17.400 euro all’anno (1.330 euro al mese). Rapportato allo stipendio, si tratterebbe del 30% in meno.

La simulazione è fatta senza considerare la rivalutazione del montante contributivo, i coefficienti di trasformazione aggiornati e, soprattutto, prendendo a riferimento i valori correnti, come l’età anagrafica a 67 anni che salirà sicuramente per effetto dell’allungamento della speranza di vita. Quindi è del tutto ipotetica.

Il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia, infatti, dal 2027 tornerà a salire (come previsto dalla legge Fornero) con tendenza ad arrivare a 70 anni a metà secolo. Un lavoratore 30 enne oggi, rischia quindi di dover fare i conti con una età anagrafica che potrebbe essere prossima ai 70 anni. In quel caso come sarà la pensione?

Volendo applicare il coefficiente di trasformazione attuale al montante contributivo di cui sopra, salterebbe fuori una rendita di 20.300 euro all’anno.

Ma è del tutto evidente che si tratta di una ipotesi non attendibile a distanza di tanto tempo.

Oltre i 70 anni la pensione sarebbe liquidata, stando alle regole Fornero, solo a coloro che non raggiungono il requisito minimo di contribuzione per beneficiare del diritto alla rendita di vecchiaia con 20 anni di contributi. A 71 anni si può infatti ottenere la pensione con almeno 5 anni di versamenti