Andare in pensione a 60 anni. Fino alla fine del secolo scorso era un’eresia, oggi è un miraggio. L’età per lasciare il lavoro è salita a 67 anni per tutti, salvo speciali deroghe sempre più stringenti. Ma per qualcuno è ancora possibile ritirarsi molto tempo prima.

Il decreto Milleproroghe ha allungato fino a fine 2026 l’isopensione. Vale a dire la possibilità per alcuni lavoratori dipendenti del settore privato di andarsene dal lavoro anche 7 anni prima del raggiungimento dei requisiti ordinari per la vecchiaia a 67 anni.

In pensione fino a 7 anni prima con incentivo all’esodo

Ma come funziona lo scivolo? In pratica, in presenza di specifico accordo sindacale, le aziende che occupano almeno 15 dipendenti possono concedere un incentivo all’esodo fino alla maturazione dei requisiti per la pensione ordinaria a 67 anni. I costi sono intermanete a carico del datore di lavoro che dovrà anche assicurare la contribuzione mancante.

Questo incentivo, detto isopensione, è stato introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento nel 2012 dalla ministra Elsa Fornero e poi prorogato diverse volte. Consente ai lavoratori, individuati da specifici accordi sindacali e aziendali, di lasciare il lavoro a 67 anni di età con 20 di contributi o anticipata.

Sino ad un massimo di 7 anni rispetto ai requisiti per la pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi le donne; 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini) oppure per la pensione di vecchiaia (67 anni e 20 anni di contributi) con oneri interamente a carico dell’azienda.

Isopensione, come funziona l’incentivo

Secondo i meccanismi previsti per l’isopensione, il personale in esubero del settore privato potrà lasciare anticipatamente il lavoro dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2023 fino a 7 anni prima. A specificarlo è la circolare Inps numero 227 del 20 gennaio 2021.

L’isopensione, a differenza del contratto di espansione, consente l’anticipo dell’età pensionabile fino a un massimo di 7 anni e riguarda le Pmi.

Unica condizione è che il datore di lavoro riconosca al lavoratore esodante un assegno pari all’importo della pensione che maturerà al raggiungimento dei requisiti ordinari.

L’azienda è obbligata a versare anche i relativi contributi all’Inps in considerazione del periodo mancante fino alla data di pensionamento del lavoratore. Solo al maturare dei requisiti per il pensionamento, l’assegno sarà ricalcolato in ragione dell’ulteriore contribuzione versata dall’azienda nel corso dell’isopensione.

A tal fine è necessario che il datore di lavoro garantisca a mezzo fideiussione bancaria i pagamenti spettanti. Solo in questo caso si potrà dare corso all’isopensione. Qualora quest’ultimo interrompa i pagamenti mensili, l’Inps potrà richiedere il pagamento delle rate al garante.