Con la Legge di Bilancio 2023 ormai entrata in vigore, anche i vari provvedimenti in essa contenuti iniziano a sortire gli effetti. Come prassi infatti, tutto ciò che è contenuto nella Legge di Bilancio entra in vigore decorsi i canonici 30 giorni dall’entrata in vigore della Manovra. Di conseguenza, passati ormai 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio tutte le misure in essa contenute sono praticamente attive. Detto ciò, ecco che in vigore entrano anche le nuove misure previdenziali previste dal pacchetto pensioni della manovra finanziaria del Governo Meloni.

Anche senza una riforma delle pensioni degna di questo nome, non sono certo mancate le novità previdenziali con la manovra. Oltre al varo della nuova quota 103 infatti, non vanno sottovalutati gli effetti della proroga dell’Ape sociale e della proroga di opzione donna. Proprio quest’ultima misura è l’oggetto di un quesito di una nostra lettrice che avendo maturato i requisiti ci chiede delucidazioni sul come potrà andare in pensione con la nuova misura.

“Buonasera a tutti mi chiamo Paola e sono una lavoratrice del settore privato, consulente d’azienda da oltre vent’anni, che a novembre scorso ha completato 35 anni di contributi versati. Ormai stanca di lavorare vorrei dedicarmi ad altro, e vorrei sfruttare l’opzione donna dal momento che è stata confermata anche per il 2023. Sono nata nel 1963 precisamente il 20 novembre. Dovrei avere diritto quindi ad uscire nel 2023 con opzione donna ma vorrei farlo quando prima. Sono madre di due ragazzi e quindi potrei godere di alcune agevolazioni per i figli a carico che da quando ho capito valgono per opzione donna. Mi spiegate bene come funziona la misura e quando potrò fare domanda di pensione?”

La guida al regime contributivo anticipato donne

Il regime contributivo anticipato donna, conosciuto meglio come opzione donna è una misura che la legge di Bilancio 2023 ha deciso di confermare fino al 31 dicembre prossimo.

Inizialmente infatti la misura era destinata a cessare il 31 dicembre 2022, ma come già detto il governo ha deciso di inserire la misura nella legge di Bilancio prorogandola per altri 12 mesi e portando la sua scadenza al 31 dicembre 2023. La misura, penalizzante dal punto di vista degli importi, è rinnovata per dodici mesi ma profondamente modificata rispetto al passato. A tal punto da escludere alcune lavoratrici da questa possibilità per via di una età necessaria che, al netto dei figli avuti, è diventata più rigida. Prima di rispondere alla nostra contribuente quindi meglio analizzare nel dettaglio cosa è stato introdotto con opzione donna e come funzionerà la misura nel 2023.

Opzione donna 2023, come funziona?

Ci sono alcuni parametri fissi di opzione donna che ormai gli interessati conoscono da anni. Infatti opzione donna proroga dopo proroga e da diversi anni in vigore. Ed ha consentito a numerose lavoratrici di poter scegliere se continuare a lavorare o lasciare il lavoro prima. E questo nonostante le evidenti penalizzazioni a cui la misura le esponeva. Guardiamo naturalmente alle penalizzazioni di importo, perché la misura pur nella sua bontà presentava evidenti limitazioni dal punto di vista dell’assegno previdenziale che l’Inps liquidava a queste lavoratrici.

Pensioni contributive penalizzanti

In effetti, proprio perché si chiama regime contributivo, la prestazione è calcolata interamente con il sistema contributivo. Meccanismo che come tutti sanno rispetto al sistema misto e retributivo è più penalizzante. E alla luce del fatto che per l’accesso alla prestazione da sempre servono 35 anni di contributi versati, non è azzardato sostenere che le lavoratrici spesso sono state chiamate a duri sacrifici in termini di assegno pensionistico. Questo per via del fatto che la prestazione da sempre è calcolata interamente con il sistema contributivo.

Quanto conta la carriera retributiva della lavoratrice

Soprattutto per le lavoratrici con più di 18 anni di contributi versati già alla data del primo gennaio 1996, il taglio di assegno stando ai calcoli dei tecnici e degli esperti in alcuni casi ha superato anche il 30% della pensione teoricamente spettante.

Uscire prima dal lavoro infatti è sempre penalizzante perché si interrompono i versamenti contributivi. Ed anche perché più giovani come età si esce dal lavoro meno favorevoli sono i coefficienti che trasformano il montante dei contributi versati in prestazione previdenziale.

A questi due fattori per Opzione donna si aggiunge il fatto che tutto il montante contributivo è calcolato con il sistema contributivo e non con quello retributivo. E le lavoratrici che hanno più di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995, al posto di godere di un calcolo retributivo fino al 2012, sono assoggettate all’intero calcolo contributivo e quindi penalizzate.

Opzione donna 2022 ed opzione donna 2023, cosa è cambiato?

opzione donna
Fino allo scorso anno le lavoratrici che uscivano con Opzione donna lasciavano il lavoro una volta raggiunti i 58 anni di età se lavoratrici dipendenti e i 59 anni di età se lavoratrici autonome. E sempre insieme ai 35 anni di contributi versati. Età e contributi utili alla misura andavano centrati entro il 31 dicembre dell’anno precedente quello in cui si andava in pensione. Di conseguenza chi è uscita dal lavoro nel 2022 era obbligata a completare età e contributi entro il 31 dicembre 2021. E lo stesso accadrà quest’anno, perché per uscire con Opzione donna nel 2023, età e contributi andavano completati entro il 31 dicembre 2022. Come tra l’altro la nostra lettrice sembra essere in condizione di fare.

Figli e platee particolari, ecco il nuovo perimetro della misura

Le novità introdotte su opzione donna hanno riguardato innanzitutto l’età di uscita che dai 58 anni di età è passata a 60 anni. Infatti la misura in linea di massima consente il pensionamento alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 hanno completato sia ai 35 anni di contributi versati che i 60 anni di età. La pensione resterà calcolata interamente con il sistema contributivo. La nostra lettrice ha completato lo scorso anno i 35 anni di contributi versati, ma pare che i 60 anni di età li completi solo entro novembre del 2023.

Troppo tardi quindi in teoria per poter andare in pensione con questa misura. Ma solo in teoria, perché esiste una novità essenziale che è quella relativa ai figli avuti. Infatti le donne con un solo figlio avuto durante la loro vita possono godere di opzione donna già a 59 anni di età, cioè completando i 59 anni di età come la nostra lettrice ha fatto, entro il 31 dicembre del 2022.

Opzione donna non è per tutte

Con due o più figli l’età scende ancora. E addirittura apre le porte di opzione donna alle lavoratrici che hanno completato 58 anni di età. Naturalmente sempre entro la fine del 2022. Per poter avere accesso a questa misura serve altro. E questo è l’unico dubbio che possiamo rigirare alla nostra lettrice per quanto riguarda le sue possibilità di andare in pensione. La misura è prorogata ma con alcune limitazioni molto importanti. In passato l’unica differenza riguarda lavoratrici autonome e lavoratrici dipendenti. Con le prime che dovevano avere un anno in più di età per poter sfruttare la misura, nel 2023 tutto è cambiato.

Chi sono le beneficiarie di opzione donna adesso

O con figli o senza figli avuti, la misura è diventata limitata a quattro particolari categorie di contribuenti. Si tratta sostanzialmente di soggette che hanno a che fare con parenti stretti, conviventi e disabili gravi a cui prestare assistenza. Oppure disoccupate o lavoratrici che sono impegnate in rapporti di lavoro con aziende che hanno avviato tavoli di crisi. Infine la misura si rivolge a invalide che hanno almeno 74% di disabilità certificata dalle competenti commissioni mediche per le invalidità civili delle ASL.