Si torna a parlare di pensione con quota 100. Infatti, chi non è rientrato nella quota 100 potrebbe rientrare dalla porta secondaria nel 2023. Le voci rimbalzano nel web e accendono la speranza dei lavoratori prossimi alla pensione: ma quanto sono fondate?

Novità in arrivo per le pensioni nel 2023, almeno stando a quanto si apprende da fonti vicine al dossier pensioni del nuovo governo Meloni. Infatti sono nuove e importanti le misure su cui l’esecutivo sta lavorando. Misure che potrebbero rivoluzionare il sistema e mettere di fronte al traguardo pensione lavoratori che oggi sarebbero tagliati fuori senza se e senza ma.

Parliamo di quella fascia di popolazione lavorativa che per via delle novità di questi ultimi 4 anni, sono stati esclusi da delle misure di pensionamento anticipato che per altri si sono concretizzate. Pare che ci siano buone possibilità che dal 2023 si torni a parlare di pensione con quota 100. E la fibrillazione dei lavoratori è già iniziata. Molti attendono con impazienza queste buone novelle, proprio perché erano stati tagliati fuori da qualsiasi altro provvedimento di pensionamento anticipato.   

“Buonasera, mi chiamo Giulio e sono un lavoratore escluso dalla quota 100 nel 2021 ed escluso dalla quota 102 nel 2022. Infatti ho compiuto a gennaio 2022 63 anni di età e il prossimo dicembre completerò 38 anni di contributi versati. Non avendo ancora ancora i 38 anni di contributi utili alla quota 100 nel 2021, ne venni tagliato fuori. Ed allo stesso tempo quest’anno, non avendo i 64 anni di età della quota 102, sono stato escluso anche da questa uscita. Sembra però che nel 2023 dovrebbero tornare in vigore queste misure. Mi pare di aver capito che da gennaio si tornerà ad uscire con la quota 100, anche se modificata rispetto al passato. Potrò rientrare io in queste nuove vie di uscita per la pensione?”

Pensione con quota 100: le uniche certezze sono le pensioni strutturali

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Ipotesi, voci, progetti e proposte.

Al momento in materia previdenziale nulla è certo e tutte le cose che si sentono in giro sono frutto di indiscrezioni. Le uniche certezze ad oggi sono che quota 102 scade il 31 dicembre prossimo e non si potrà più utilizzare questa misura. Stesso discorso per quanto concerne l’Ape sociale e l’opzione donna. Pensioni di vecchiaia e anticipata invece resteranno le medesime, con requisiti congelati e distaccati da qualsiasi incremento per le aspettative di vita. Quindi in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi per le pensioni di vecchiaia ordinarie e con 42 anni e 10 mesi di contributi senza collegamenti all’età per gli uomini per le pensioni anticipate (per le donne 41 anni e 10 mesi).

Alcune deroghe resteranno in vigore e consentiranno pensione anticipata a molti

Poi, pensione contributiva con 64 anni di età, 20 anni di contributi e pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Pensione di vecchiaia con 61 anni di età e 20 di contributi con invalidità pensionabile pari all’80% per gli uomini e con la stessa disabilità, a 56 anni di età e 20 anni di contributi per le donne. Per i gravosi e gli usuranti, pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi e 66 anni e 7 mesi di età. I precoci con un anno di contributi prima dei 19 anni di età potranno uscire con la quota 41 (ma solo invalidi, gravosi, caregivers e disoccupati). Sono queste le misure strutturali che rimarranno senza dubbio anche nel 2023, in aggiunta a piccole deroghe come l’opzione Dini, le tre deroghe Amato e poco altro. Il resto è frutto di ipotesi.  

La nuova quota 100 nel 2023 e come andrebbero in pensione i lavoratori  

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Anche la nuova quota 100 è solo una ipotesi. Che nelle ultime ore la misura sia stata ampiamente discussa non cambia la sostanza delle cose e cioè che si tratta di ipotesi. Resta il fatto che sembra un obbiettivo del nuovo esecutivo tornare a questa forma di uscita anticipata.

E cambierebbero le cose rispetto alla quota 100 del passato, con una varietà di combinazioni di uscita frutto della flessibilità che potrebbe essere destinata alla misura. E che consentirebbe anche al nostro lettore un pensionamento già ad anno nuovo. In pratica tutti quelli che con somma algebrica tra età e contributi arriverebbero a 100, potrebbero riuscire a lasciare il lavoro ad anno nuovo. Ma sempre partendo da una determinata età minima di uscita. E sempre partendo da una soglia minima di contributi versati. E per contribuzione versata il miglioramento sarebbe netto ed importante rispetto al passato. Infatti la soglia potrebbe essere di 35 anni.  

Con 35 anni di contributi bastano 65 anni di età per la pensione, lo mette in luce il meccanismo della ipotesi quota 100 2023 

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Somma algebrica di età e contributi e pensionamento immediato quindi. Ma con due soglie fisse e cioè 61 anni di età almeno e minimo 35 anni di contribuzione previdenziale versata. La nuova quota 100 funzionerebbe in questo modo. Anche se qualcuno propenderebbe per una versione simile per la quota 102, in modo tale da rendere meno oneroso per lo Stato l’impostazione di questa misura. In termini pratici potrebbero lasciare il lavoro quanto con 65 anni di età raggiungono i 35 anni di contributi versati. Al salire dei contributi scenderebbe l’età, sempre con somma matematica della quota.

La somma algebrica di età e contribuzione versata, ma non per tutti

Per questo il nostro lettore rientrerebbe a pieno titolo già a gennaio 2023. Infatti avendo completato a dicembre 38 anni di contributi e compiendo 64 anni di età a gennaio, potrebbe lasciare il lavoro perché ha una quota 102 completa (e basta la quota 100 per quanto detto in precedenza). Per lui anche la soluzione quota 102, se il governo alla fine sceglierà la strada del low cost sulle casse dell’INPS, sarebbe utile. Ripetiamo, sono solo ipotesi al momento. Che potrebbero fare comodo per esempio a chi con 62 anni di età ha 38 anni di contributi, oppure per chi a 64 anni di età ha 36 anni di contributi.

Ripetiamo, la somma algebrica deve dare 100, fermo restando il doppio paletto dei 61 anni di età e dei 35 anni di contributi versati.  

Gli esclusi da questa nuova misura per la pensione 

Evidente che qualcuno resterebbe comunque tagliato fuori. Ma è un costante effetto questo perché solo una quota 100 pura potrebbe diventare una misura di dominio pubblico. Infatti nulla da fare a prescindere per chi ha maturato 40 anni di contributi versati ed ha 60 anni di età. Così come nulla da fare per chi ha 66 anni di età ed ha 34 anni di contributi versati. Sono i due casi limite, cioè gli esempi concreti di esclusione dalla misura. lavoratori che per poco non completano le due soglie minime previste che verrebbero esclusi nonostante la somma di età e contributi dia 100.