La patrimoniale? “Lo dico da 20 anni, ma questo governo non la farà mai”. Così Carlo De Benedetti intervistato a La 7 torna a parlare di imposta sui grandi patrimoni in Italia definendola come atto impopolare ma necessario.

Sul punto, l’ex editorialista di Repubblica e fondatore del nuovo quotidiano indipendente Domani non ha mai avuto dubbi: per ridurre il divario che si è creato in Italia fra ricchi (sempre più ricchi) e poveri (sempre più numerosi), serve un prelievo forzoso ricorrente, ogni anno.

Una tassa che colpisca i grandi patrimoni.

Come avviene nella vicina Svizzera che, al contrario dell’Italia, non ha avuto, storicamente parlando, una classe politica di sinistra da sempre orientata a colpire le grandi ricchezze. Lo ricorda De Benedetti tracciando il quadro drammatico di un debito pubblico che in Italia ha toccato il nuovo record (2.560 miliardi di euro) crescendo di quasi 1.000 miliardi negli ultimi 20 anni.

Una patrimoniale ricorrente sulle grandi ricchezze

Una patrimoniale percentualmente bassa sulle grandi ricchezze – ricorda De Benedetti – sarebbe impopolare ma giusta. Non è la prima volta che lo dice e non sarà l’ultima. Per l’editorialista di “Domani” sarà necessario farlo prima o poi. E’ solo una questione di tempo:

penso a una tassazione patrimoniale dello 0,8% all’anno. Una percentuale a mio modo di vedere adeguata, perché darebbe un segnale forte nella risoluzione delle disuguaglianze. Ritengo che la patrimoniale sia impopolare, ma giusta”.

Come al solito, le reazioni non si sono fatte attender, sia dal mondo politico che da quello industriale. Non sono mancate le frecciate e le critiche, anche pesanti, nei confronti di chi vorrebbe togliere ai ricchi per dare ai poveri.

Il paragone con la Svizzera non regge

Ma veniamo al paragone con la patrimoniale in Svizzera che De Benedetti ricorda davanti alle telecamere de La 7. E’ vero che i Cantoni e i Comuni elvetici applicano da tempo un prelievo forzoso ricorrente sulle grandi ricchezze, detta “imposta sulla sostanza”, che è progressiva e variabile in base al luogo di residenza (può arrivare fino a 0,9%).

Ma è altrettanto vero che in Svizzera non esiste la pressione fiscale che c’è in Italia.

Oltre confine le imposte sulle aziende e le persone fisiche sono più basse che da noi: l’onere fiscale, fra imposte federali, cantonali e comunali arriva al massimo al 25% (da noi è mediamente il doppio). Anche gli utili sono tassati meno del 8%. L’imposta sul reddito personale va dal 5% al 27%. Da noi si parte dal 23% con lo scaglione più basso e si arriva al 41%. In Svizzera, poi, l’Iva arriva al massimo al 8% (da noi è al 22%) e non si paga alcuna tassa di successione sui discendenti diretti.

Patrimoniale svizzera o imposta sulla sostanza

Inoltre, la patrimoniale svizzera – come dice De Benedetti – già esiste da noi. Si chiama Imu e imposta di bollo sugli strumenti finanziari. Messi insieme, superano il prelievo forzoso elvetico. L’imposta sulla sostanza arriva infatti al massimo allo 0,9% del patrimonio posseduto (immobili, imbarcazioni, strumenti finanziari, ecc.). In Italia, l’Imu vale mediamente 0,86% sulle seconde case, ma poi c’è il prelievo forzoso sui depositi che vale 0,20% all’anno e le varie imposte di bollo che gravano sui conti correnti. Quindi, a conti fatti, la patrimoniale già c’è in Italia da anni. E pesa complessivamente più che in Svizzera.