Altra patrimoniale in arrivo. Pagata la prima rata dell’Imu 2021, ecco che arriva anche la stangata su conti correnti e depositi. Si tratta di fastidiose imposte di bollo che gravano sui possessori di strumenti finanziari e sui conti correnti bancari e postali.

Un salasso che non fa notizia come l’Imu, ma che pesa tanto per i contribuenti. Lo Stato, come noto si prende ogni anno lo 0,20% del valore patrimoniale degli strumenti finanziari. Che siano titoli di Stato, piuttosto che quote di fondi o azioni, poco importa: generalmente ogni tre mesi si deve pagare il salasso.

Imposta di bollo su deposito titoli

L’imposta di bollo sul deposito titoli è calcolata sulla scorta della comunicazione che la banca fa al possessore dei titoli. Quindi, con l’invio dell’estratto conto trimestrale (fine marzo, fine giugno, fine settembre e fine dicembre), l’intermediario agendo come sostituto d’imposta applica la ritenuta sulla consistenza patrimoniale del risparmiatore.

Più precisamente, il calcolo è fatto sommando i valori degli strumenti finanziari detenuti dal risparmiatore alla data del 30 giugno 2021. L’imposta è determinata su base trimestrale e fa fede l’estratto conto deposito titoli redatto e inviato al cliente come base imponibile su cui applicare l’imposta.

Volendo fare un esempio pratico, per chi detenesse in banca, alla data del 30 giugno, Btp per 50 mila euro deve versare all’erario un’imposta pari a 25 euro. Il calcolo è fatto su base trimestre, qualora la banca invii al cliente la rendicontazione ogni tre mesi (la maggior parte dei casi).

Una patrimoniale ricorrente

L’imposta di bollo sul deposito titoli non è dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti e dai libretti è complessivamente inferiore a 5.000 euro.

Pertanto può succedere che un investitore attento provveda svuotare il deposito titoli poco prima della redazione dell’estratto conto in maniera tale che la valorizzazione del proprio portafoglio sia pari a zero per poi riacquistare gli strumenti finanziari subito dopo.

Un espediente che è spesso di difficile attuazione poiché sulla compravendita dei titoli vengono applicate delle commissioni il cui costo potrebbe vanificare il risparmio sul pagamento dell’imposta di bollo.