Chi ha la partita IVA ed è iscritto all’INPS deve pagare i contributi anche se non guadagna 1 euro. Ebbene sì. Il sistema previdenziale e fiscale del nostro Paese si basa sulle presunzioni. Ed in questo caso dice che basta avere la serranda aperta per presumere che l’attività guadagni un reddito minimo annuo e su quel reddito (anche se effettivamente non lo si guadagna) bisogna calcolare e versare i contributi previdenziali.

E’ il destino di molti imprenditori e lavoratori autonomi iscritti alla gestione artigiani e commercianti dell’INPS.

Diversa, invece, la sorte per chi è iscritto alla gestione separata. Questi pagano i contributi solo sul reddito che effettivamente si guadagna. L’aliquota da applicare è però abbastanza alta. Per il 2022 è pari a 26,23%. Questo significa che su un guadagno di 1.000 euro ci sono contributi da pagare pari a circa 263 euro.

Ci sono poi i professionisti iscritti alla loro cassa previdenziale di appartenenza. Ad esempio, gli avvocati iscritti alla Cassa Forense. Anche qui sono previsti contributi minimi da pagare.

Le quattro scadenze trimestrali

La sorte peggiore, dunque, tocca ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione artigiani e commercianti. Questi devono pagare sicuramente contributi INPS da calcolare su un reddito minimale. Questo reddito è fissato annualmente dall’INPS stesso. Per l’anno 2022, ad esempio, è stabilito in 16.243,00 euro. Se si eccede questo minimale, bisogna pagare contributi anche sull’eccedenza.

I contributi minimi (ossia quelli dovuti sul reddito minimale) devono essere pagati in rate trimestrali (n. 4 rate). Quelli eccedenti il minimale, invece, sono liquidati in sede di dichiarazione redditi.

Queste le scadenze per i contributi INPS 2022 artigiani e commercianti dovuti sul minimale:

  • 16 maggio 2022
  • 22 agosto 2022
  • 16 novembre 2022
  • 16 febbraio 2023.

Quelli eccedenti, invece, sono pagati alle stesse scadenze previste per le imposte che scaturiscono dalla dichiarazione redditi.

Contributi INPS minimi, quanto si paga per il 2022

L’importo dei contributi INPS da versare ad ognuna delle citate scadenze non è di poco conto.

L’aliquota per il 2022, ad esempio, per i commercianti di età superiore a 21 anni è fissata al 24,48% (Circolare INPS n. 22 dell’8 febbraio 2022).

Questo significa che il contributo minimo da pagare è pari a 3.976,29 annuo (ossia il 24,48% di 16.243,00 euro). A questo importo poi bisogna aggiungere 7,44 euro di maternità. Quindi, il contributo minimale annuo per il 2022 diventa 3.983,73 euro, da suddividere in quattro rate. Ognuna di essa è pari, quindi, a 995,93 euro, da versare alle scadenze sopra indicate.

In sede di dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022) se il reddito dell’attività è stato superiore a 16.243 euro, allora bisognerà liquidare anche i contributi sulla differenza.

Esempio

Il sig. Antonio ha partita IVA ed è iscritto alla gestione commercianti. Ha 35 anni. Questi per i contributi INPS 2022, a prescindere da se e quanto guadagna, deve pagare quanto segue:

  • 16 maggio 2022 – euro 995,93 euro
  • 22 agosto 2022 – euro 995,93 euro
  • 16 novembre 2022 – euro 995,93 euro
  • 16 febbraio 2023 – euro 995,93 euro.

Supponiamo che nella Dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022) riporti un reddito dell’attività pari a 20.000 euro. A questo punto dovrà liquidare e pagare anche i contributi sulla differenza tra 20.000 euro e 16.243,00 euro (ossia il reddito minimale 2022).

Una considerazione da fare riguarda, comunque, la possibilità di godere di una riduzione contributiva al 35% per i forfettari.