Anche se spesso non ci si pensa, molte delle nostre abitudini che consideriamo consuetudine hanno un fondamento legale senza che lo sappiamo. Come ad esempio la paghetta settimanale che si da ai figli. Non è un premio o un incentivo ma un dovere dei genitori per mantenere i figli anche negli svaghi.

Considerare, quindi, la paghetta settimanale come un premio se il figlio va a scuola e negargliela qualora non ottenga buoni voti non è da considerare: i genitori hanno il dovere di mantenere i figli anche quando vanno male a scuola e anche una volta raggiunti i 18 anni.

Paghetta settimanale: non è un premio ma un diritto

La paghetta settimanale, quindi, si commisura al tenore di vita dei figli e non al loro impegno scolastico e in caso di separazione e divorzio devono essere entrambi i genitori a provvedervi, in base alle possibilità economiche. I genitori, poi, sono tenuti a sovvenzionare svaghi e viaggi dei figli a cui non deve mancare nulla.

I genitori hanno tutto il diritto di punire i figli se rientrano tardi la sera, se non rispettano le regole o se vanno male a scuola, ma questo non può avvenire lasciando il figlio senza soldi.

La paghetta settimanale, quindi, è un diritto dei ragazzi e i figli possono pretenderla al punto da trascinare i genitori in tribunale. Il caso di un ragazzo, infatti, il cui padre gli aveva ridotto la paghetta settimanale da 500 a 200 euro al mese per gli scarsi risultati universitari, è finito in tribunale a Pordenone dove il giudice ha condannato il padre che aveva fatto in modo che con il taglio dei fondi il figlio, oltre a non potersi pagare università e bollette, aveva dovuto rinunciare anche agli svaghi.

Stesso caso è quello del genitore che costringe il figlio bocciato a scuola a lavorare per potersi pagare le vacanze estive: il ragazzo ha diritto al riposo estivo con il quale si dovrebbe ritemprare dalle fatiche psico fisiche dell’anno scolastico per affrontare il nuovo pimpante e riposato.

Anche se i figli guadagnano tramite lavoretti sporadici mentre studiano, questo non esime i genitori dall’obbligo di versare la paghetta settimanale o mensile. Se il ragazzo, invece, ha un lavoro stabile ed è, quindi, indipendente economicamente la paghetta può venire meno.

Paghetta settimanale: non solo soldi

Il genitore, però, non è tenuto a versare la paghetta settimanale sottoforma di soldi ma anche erogandola con beni e servizi: se le spese vengono affrontate direttamente dai genitori, non è necessario che questi ultimi riempiano il portafogli dei figli. Se il papà acquista computer, cellulare, libri di scuola, motorino, macchina, può anche non fornire al figlio la paghetta settimanale anche se al ragazzo serve comunque una certa liquidità per i momenti di necessità.

Fermo restando il tenore di vita, i figli, in ogni caso, non possono pretendere dai genitori una paghetta che questi ultimi non possono permettersi.

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