Quanto tempo può passare dalla busta paga all’accredito dello stipendio? La prima ha una scadenza che vincola il datore di lavoro e tutela il lavoratore? Purtroppo in tempi di crisi non è infrequente il caso di stipendi pagati in ritardo e se da un lato, soprattutto nelle piccole aziende, ci si viene incontro in modo comprensivo, dall’altro è ovvio che il lavoratore debba tutelarsi se questa abitudine si ripete causando danno economico. Ma cosa dice la legge?

Il titolare ha l’obbligo di versare lo stipendio entro il giorno 10 del mese successivo.

Questo significa che entro la suddetta data il pagamento deve pervenire materialmente nella disponibilità del lavoratore o del collaboratore, e non basta che sia stato disposto. In altre parole, entro il 10 del mese lo stipendio deve essere accreditato sul conto.

Il termine massimo per l’accredito dello stipendio di dicembre con tredicesima è fissato al 12 gennaio dell’anno successivo perché dopo questa data il versamento non è più fiscalmente competenza contabile dell’anno cui si riferisce.

Soprattutto nelle aziende con più dipendenti ci sono dei giorni che per prassi si abbinano al pagamento degli stipendi: generalmente si tratta del 5, del 10 o del 27 del mese. Se non esistono accordi particolari con l’azienda si fa riferimento alle disposizioni del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) in merito alla categoria professionale.

Non sono previste forme particolari o scadenze per il sollecito dello stipendio. La diffida è però subordinata al termine di 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Significa che, trascorso inutilmente questo periodo di tempo,  il dipendente non avrà più diritto a ottenere lo stipendio non versato.