Riempire la carriera lavorativa di contributi per la pensione è una soluzione necessaria a molti lavoratori che hanno buchi nelle carriere dovuti a periodi di non lavoro a prescindere dalla motivazione. Quando un lavoratore si trova con una carriera costellata di vuoti contributivi, per assenza di occupazione o perché il datore di lavoro non ha coperto di contributi un periodo di attività, non riuscire ad andare in pensione è la conseguenza diretta. Il sistema previdenziale italiano però ha da sempre introdotto strumenti utili proprio a tamponare queste carenze.

Per esempio fu introdotta nel 2019 la cosiddetta Pace Contributiva, una soluzione per riempire proprio i vuoti contributivi durante una carriera di un lavoratore. 

“Buonasera, scrivo per porvi un quesito particolare che riguarda il mio estratto conto dei contributi Inps. Ho 38 anni di contributi versati. Ho iniziato a lavorare nel 1978 ma ho una carriera costellata di pause e interruzioni dei rapporti di lavoro. Avevo sentito parlare della Pace Contributiva per poter riscattare i periodi di vuoto contributivo. Ho 63 anni di età e con 4/5 anni di contributi riscattati potrei puntare alla pensione anticipata. Cosa posso fare?” 

Andare in pensione con la Pace Contributiva, ecco cosa dice la Legge sul riscatto contributi

Riscattare i periodi di vuoto da contributi può essere una soluzione ma anche l’aspirazione di lavoratori che non hanno avuto carriere continue e durature. Il nostro lettore ha avuto una carriera piuttosto lunga, a tal punto che gli mancano circa 5 anni per la pensione anticipata. Ma nella medesima situazione di trovano lavoratori a cui manca qualcosa per raggiungere il requisito minimo di 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia. Il nostro lettore se non riesce a riempire i vuoti contributivi durante la sua carriera, non potrà mai percepire la pensione anticipata ordinaria fissata come è a 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Avendo 63 anni, farà prima ad arrivare ai 67 utili per la pensione di vecchiaia.

Per questo per anticipare la quiescenza ci chiede se è possibile sfruttare quello strumento meglio conosciuto come Pace Contributiva. 

Dal 2019 la Pace contributiva, ma ormai è scaduta e bisogna puntare ad altro 

La Pace Contributiva è uno strumento introdotto con la legge di Bilancio del 2019. Una misura che puntava proprio a dare l’opportunità ai lavoratori di coprire i periodi di vuoto di contribuzione per renderli utili a raggiungere i requisiti di accesso per la pensione. Tutto, naturalmente pagando un corrispettivo. In pratica versando un onere di riscatto, si potevano completare carriere riempiendole di contributi mai versati prima per periodi che non erano coperti. La misura prevedeva la possibilità di riscattare massimo 5 anni di vuoti contributivi intercorsi tra la prima assunzione e l’ultima. Il fatto che parliamo al passato è eloquente per sottolineare che si tratta di una misura, oggi non più sfruttabile. Infatti la Pace Contributiva è nata nel 2019 e il suo funzionamento è stato sperimentale per il triennio 2019/2021.  

La procedura della Pace contributiva ma solo per i contributivi puri 

Per riscattare i contributi con la pace contributiva la procedura era abbastanza snella e rapida. Bastava infatti produrre domanda all’Inps tramite i consueti canali telematici per chiedere di riscattare fino a 5 anni di periodi non coperti da contribuzione. La misura oggi non è più sfruttabile perché è scaduta il 31 dicembre 2021. Il nostro lettore però non avrebbe avuto nessuna possibilità di utilizzare il riscatto da Pace Contributiva dal momento che si trovava con una carriera iniziata in un periodo non utile. Infatti la Pace Contributiva consentiva il riscatto soltanto ai lavoratori che avevano iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995. I periodi restavano comunque quelli intercorsi tra il primo e l’ultimo anno di versamento ad una delle gestioni previdenziali Inps. La bontà della misura andava ben oltre il semplice fatto di riempire una carriera che presentava vuoti contributivi.

Infatti l’onere del riscatto era agevolato da una detrazione fiscale che consentiva di scaricare dalle tasse ciò che si era provveduto a versare. Inoltre la misura prevedeva il pagamento rateale dell’onere.  

Riscatto contributi, cosa si può fare per la pensione?  

La Pace Contributiva era una soluzione ottimale e utile a riscattare periodi non coperti da obbligo contributivo. Adesso la Pace Contributiva non c’è più, ma non mancano le occasioni per poter riscattare periodi e per renderli utili alla pensione. La Pace Contributiva era uno strumento omnibus, mentre gli attuali riscatti sono più circoscritti a determinati periodi. Il nostro lettore quindi, potrà pescare tra: 

  • riscatto periodo svolto in lavori socialmente utili o servizio civile; 
  • riscatto dei corsi di studio universitario; 
  • costituzione di rendita vitalizia; 
  • riscatto dei periodi di lavoro con contratto Co.Co.Co; 
  • riscatto dei periodi di interruzione o sospensione dell’attività come previsto dal Dlgs n°564/96.  

Altre possibilità sono il riscatto della maternità sopraggiunta fuori dal rapporto di lavoro, che non si applica al nostro lettore per evidenti ragioni di genere. E poi ancora, il riscatto per eventuali periodi di formazione, praticantato e così via.