Sono tanti i contribuenti italiani che hanno debiti e cartelle esattoriali. Molti di questi hanno come debito i contributi previdenziali INPS. Significa che qualcosa è andato storto in passato e che questi contributi previdenziali non sono stati versati come invece dovevano. Molti contribuenti nonostante questi contributi pendenti sono lo stesso riusciti ad andare in pensione. Ma il debito resta a loro carico, a tal punto che oggi molti contribuenti che stanno aderendo alla rottamazione delle cartelle, hanno debiti proprio nei confronti dell’INPS.

Ma se con la rottamazione riescono a far fronte a questi debiti, i contributi possono essere sfruttati per un incremento della pensione?

“Salve, sono una ex commerciante perché avevo un negozio di scarpe prima di andare in pensione. Sono pensionata dal 2020 con 25 anni di contributi e pensione da 600 euro al mese. All’epoca della mia domanda di pensione mi trovano con dei debiti INPS per contributi non pagati. Adesso li trovo nel mio estratto di ruolo all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Mi domando, se li pago, posso recuperare poi qualcosa in più sulla pensione con il supplemento?”

Aumento della pensione per ulteriori contributi, cosa sono supplemento di pensione e ricostituzione

La nostra lettrice se paga i contributi precedentemente omessi può ottenere una pensione più alta. Perché questi contributi non essendo stati versati per tempo, nel 2020 all’atto della liquidazione della sua pensione, non furono calcolati dall’INPS. Nulla di strano in questo. Ma non può ottenere il supplemento di pensione, a meno che questi contributi non siano successivi al 2020, cioè successivi alla decorrenza della sua pensione.

Infatti il supplemento di pensione altro non è che lo strumento con il quale un contribuente chiede all’INPS di ricalcolare la sua pensione alla luce di nuova contribuzione versata. Se la nostra lettrice dopo la pensione ha tenuto in piedi l’attività continuando coi versamenti, il supplemento è lo strumento giusto.

Per i contributi precedenti invece, a prescindere dalla motivazione per cui non furono considerati per la liquidazione del rateo di pensione alla sua decorrenza, c’è la ricostituzione. Ed è lo strumento idoneo alle prerogative della nostra lettrice.

Supplemento, ricostituzione e regole di questi importanti strumenti INPS

La ricostituzione come strumento, permette al diretto interessato di godere di un ricalcolo del proprio assegno previdenziale. La domanda di ricostituzione della pensione è da presentare all’INPS. E può riguardare contributi in più da conteggiare, e si chiama ricostituzione contributiva. Ma può riguardare anche questioni inerenti il reddito del pensionato. In questo caso si parla di ricostituzione reddituale. In ogni caso è uno strumento che permette di aumentare l’importo dell’assegno previdenziale richiedendo all’INPS che nel conteggio della stessa pensione, entrino dentro nuovi fattori. Quasi mai l’INPS effettua questi ricalcoli automaticamente. Ecco perché deve essere il pensionato ad adoperarsi per richiedere il ricalcolo della prestazione.

Come funziona la ricostituzione

La ricostituzione della pensione è un istituto che da tempo permette questo genere di operazione ai pensionati. Infatti è previsto fin dal lontano 1968, per via del Decreto del Presidente della Repubblica n° 488 di quell’anno. Precisamente è l’articolo n° 5 di quel decreto che contempla questa possibilità. Uno strumento che nacque per tutelare i lavoratori da inadempienze dei datori di lavoro in materia di versamenti contributivi. Ma è strumento che resta valido anche per chi, come lavoratore autonomo, non ha potuto versare per tempo i suoi contributi. Per quanto riguarda il quesito della nostra lettrice, la ricostituzione andrebbe presentata non appena completato il pagamento di tutti i contributi pendenti.

Occhio al pagamento rateale perché posticipa le opzioni

Una precisazione doverosa questa perché se per esempio si sfrutta la rottamazione delle cartelle introdotta dall’ultima legge di Bilancio, la rateizzazione sposta di molto il saldo complessivo del debito.

Infatti la rottamazione concede fino a 18 rate trimestrali. Significa che i debiti in rottamazione possono essere saldati fino al mese di novembre 2027 con il piano rateale concesso. Ma le rate sono una opzione e non la regola. Infatti nulla vieta al debitore e quindi alla nostra lettrice, di pagare tutto ad ottobre, in unica rata. In quel caso la domanda di ricostituzione può essere effettuata anche ad ottobre, subito dopo il pagamento.

La rottamazione delle cartelle ed il ricalcolo della pensione con la ricostituzione

La rottamazione viene incontro a chi si trova in condizioni debitorie pregresse. Infatti consente di pagare a rate o in unica soluzione, l’ammontare dei propri debiti fiscali, tributari e previdenziali. E si possono presentare anche più domande di definizione agevolata, ovvero più domande di rottamazione. Il nostro suggerimento alla nostra lettrice potrebbe essere quello di presentare una domanda di definizione agevolata solo per i contributi versati. Mentre nell’altra o nelle altre domande, potrà mettere eventualmente altri debiti che ha, magari il bollo auto, l’IRPEF, il canone RAI e così via dicendo.

Magari optando per il pagamento in unica soluzione per la prima domanda per i contributi evasi all’INPS. Mentre a rate per le altre pendenze che ha. Così facendo chiuderebbe già ad ottobre la partita con l’INPS, sdoganando di fatto i contributi che potrebbero dargli diritto di percepire una pensione maggiore.

Ricalcolo della pensione a 360 gradi e ben oltre la semplice aggiunta di fondi nel montante contributivo

Il ricalcolo della pensione alla luce della nuova contribuzione, produce un ricalcolo a ritroso. Infatti è possibile persino cambiare regime di calcolo della pensione. Basti pensare che se questi contributi finiscono nel sistema retributivo, perché antecedenti il 1996, potrebbero consentire un ricalcolo favorevole al pensionato, anche solo come regola. Va ricordato per esempio che chi ha versato 18 o più anni di contributi al 31 dicembre 1995, può avvalersi del calcolo retributivo della pensione (notoriamente più favorevole al pensionato), fino al 31 dicembre 2011.

Mentre chi è privo di questi contributi al 31 dicembre 1995, gode del calcolo retributivo solo fino al 31 dicembre 1995. Non ci vuole tanto a capire cosa succede se i contributi di cui si chiede il calcolo oggi, sono relativi a periodi antecedenti il 1996.