La scelta di investire oggi i propri risparmi sta diventando quasi residuale. Non perché gli italiani hanno perso fiducia nelle possibilità di guadagno che ne derivano, ma semplicemente perché, con un tasso di inflazione di circa il 12% ed un potere di acquisto di stipendi e pensioni a picco, mettere da parte qualche risparmio è divenuto davvero difficile se non impossibile.

Con uno stipendio di 1.500 euro, considerando una famiglia di 4 componenti, di cui i figli tra scuola e università, a fine mese resta poco o nulla da poter mettere da parte.

Ad ogni modo, investire implica la scelta su dove indirizzare i propri risparmi. Un piano di accumulo individuale; un fondo pensione; titoli di Stato, ecc. C’è anche una forma di investimento che ultimamente si sta diffondendo. Ossia l’oro da investimento.

In sostanza, il legislatore, ammette anche a privati la possibilità di acquistare e rivendere l’oro. Il guadagno dell’investimento è dato dalla plusvalenza realizzata, ossia la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.

Un kg di oro acquistato a 70 euro e rivenduto a 100 euro, comporta un guadagno di 30 euro. Tale importo, tuttavia, non è esente ai fini fiscali. Ma deve essere dichiarato al fisco e soggetto ad una tassazione del 26% (imposta sostitutiva). La base imponibile su cui applicare tale tassazione, tuttavia, è diversa a seconda sia o meno conservata la documentazione relativa alla compravendita dell’oro da investimento.

Oro da investimento, aspetti fiscali (esempio di tassazione)

Il prezzo di acquisto e di vendita dipende dal valore di mercato dell’oro al momento dell’acquisto o della cessione. Questo significa che è anche possibile che, invece della plusvalenza, sia realizzata una minusvalenza (quando, cioè, il prezzo di cessione è inferiore a quello di acquisto).

In presenza di documentazione comprovante l’acquisto e con plusvalenza realizzata, l’aliquota del 26% è applicata sull’intero importo della plusvalenza medesima.

Esempio

  • Prezzo acquisto oro da investimento = 20.000 euro
  • Corrispettivo di vendita = 60.000 euro
  • Plusvalenza realizzata = 40.000 euro
  • Imposta sostitutiva su oro da investimento = (40.000 x 26%) = 10.400 euro

In caso, invece, di assenza di documentazione e con plusvalenza realizzata, il 26% sarà applicato sul 25% del valore di mercato al momento della vendita (ossia corrispettivo di vendita).

Esempio

  • Prezzo acquisto oro da investimento = 20.000 euro (ma non c’è documentazione)
  • Corrispettivo di vendita = 60.000 euro
  • Plusvalenza tassabile = (60.000 x 25%) = 15.000 euro
  • Imposta sostitutiva oro da investimento = (15.000 x 26%) = 3.900 euro

In caso di minusvalenza questa può essere compensata con eventuali plusvalenze realizzate nel periodo d’imposta. Nel caso non si realizzino plusvalenze, nel termine di 4 anni dal conseguimento delle minusvalenze da compensare, il residuo andrà perduto (Art. 68, comma 5 del TUIR).

Ricordiamo, infine, che la normativa di riferimento che disciplina l’oro da investimento è la Legge n. 7 del 2000. Inoltre, sull’oro da investimento c’è esenzione IVA ma solo a certe condizioni.