La proroga dell’opzione donna contenuta nel decreto legge n. 4/2019 ha permesso anche alle lavoratrici che hanno raggiunto i requisiti entro lo scorso 31 dicembre 2018 di fare domanda per questa forma di pensione anticipata. Ricordiamo che occorrono 35 anni di contributi e 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per le lavoratrici autonome. Lo sconto sugli anni per la pensione però ha un costo ed è proprio questo che frena molte lavoratrici che pure avrebbero i requisiti per fare domanda di opzione donna.

Il problema è quando questo aspetto di penalizzazione si sottovaluta nella fase di domanda, e ci si pente della domanda opzione donna dopo averla fatta e aver toccato con mano le difficoltà di vivere con un assegno pensione che potrebbe anche non arrivare a mille euro.

Importo pensione opzione donna troppo basso: che cosa fare?

In questo caso vale la pena precisare che l’opzione donna è una forma di pensione a tutti gli effetti. Una volta liquidata non sono ammessi ripensamenti. In altre parole non si torna indietro. E’ assolutamente importante, quindi, calcolare gli effetti della penalizzazione al momento della domanda. La decurtazione sull’assegno potrebbe arrivare al 25-30% rispetto all’ultima busta paga. Un prezzo da pagare per andare in pensione prima (di circa 9 anni rispetto la pensione di vecchiaia e quasi 7 anni rispetto la pensione anticipata).

Impossibile anche, per chi si trova in questa situazione, aumentare le entrate in altro modo. L’opzione donna infatti prevede il divieto di cumulo lavorativo.

Purtroppo, quindi, dobbiamo concludere constatando che non esiste ad oggi alcun sistema per aumentare l’assegno pensione erogato con Opzione donna.

Per approfondire ti consigliamo di leggere anche:

Da quando parte la decorrenza dell’opzione donna?

Opzione Donna nel 2020: fino a quando si potrà fare domanda?

Pensione donna, dopo la domanda la scelta è irrevocabile anche se la pensione è bassa