Opzione Donna diventa un doppione di Ape Sociale. La nuova versione di pensionamento anticipato riservato alle lavoratrici autonome e dipendenti assume una nuova veste per il 2023 con requisiti notevolmente stringenti.

Uno stravolgimento che non lascia dubbi sulle intenzioni del governo di sopprimere una deroga alle regole Fornero che sta cominciando a costare troppo. Come confermato anche dal sottosegretario all’Economia Federico Freni in una recente intervista:

“Purtroppo Opzione donna non era sostenibile economicamente. Ma si tratta di una misura che intercetta un bisogno di tutela cui non possiamo e non vogliamo negare risposte

Opzione Donna, la nuova versione 2023

Ma cosa cambia in sostanza dal 2023 per Opzione Donna? Innanzitutto l’età anagrafica che sale di due anni: non più 58 anni (59 per le autonome) ma 60 per tutte.

Resta la possibilità di ottenere uno sconto di un anno per ogni figlio fino al limite di 58 anni. Resta confermato a 35 anni il requisito contributivo minimo.

Ma il vincolo più stringente riguarda l’appartenenza a determinate categorie sociali svantaggiate finora non contemplate. Dal 2023 per andare in pensione con Opzione Donna bisogna rientrare in una delle seguenti condizioni:

  • caregiver
  • disoccupate
  • invalide civili

Nuovi paletti che restringono, e non di poco, l’accesso a questa prestazione. Anche se già si stanno studiando dei cambiamenti che però difficilmente vedranno la luce nel corso del 2023. Tutto potrebbe rientrare in un più ampio progetto di riforma delle pensioni.

Le somiglianze con Ape Sociale

Opzione Donna si allinea quindi ai requisiti previsti per Ape Sociale. Le condizioni previste dalla riforma sono le stesse richieste da chi può ambire all’uscita anticipata dal lavoro con Ape Sociale. Con la differenza che bisogna avere almeno 63 anni di età e 30 di contributi. Quindi un requisito anagrafico più alto, ma contributivo più basso.

Il vantaggio della pensione che si ottiene con Ape Sociale sta nell’importo della prestazione.

Come noto, Opzione Donna prevede il ricalcolo della pensione con il sistema contributivo derivandone quindi una penalizzazione. Mentre con Ape Sociale questo non avviene. Anche la pensione arriverà solo alla maturazione dei requisiti ordinari. Nel frattempo è corrisposta una indennità economica pari ad un massimo di 1.500 euro al mese per 12 mensilità.

Economicamente, quindi, risulta più conveniente attendere 63 anni di età e andare in pensione con Ape Sociale. Rispetto a Opzione Donna, a parità di contributi versati, si ottiene un assegno più alto e l’erogazione della prestazione decorre dal primo giorno successivo a quello del mese in cui si presenta la domanda. Mentre per Opzione Donna bisogna aspettare almeno 12 mesi dalla maturazione dei requisiti.