C’è un aspetto della fase 2 del Reddito di Cittadinanza che spaventa non poco i beneficiari del sussidio: le conseguenze del rifiuto dell’offerta di lavoro dopo la firma del Patto per il Lavoro presso i Centri per l’Impiego. Lo conferma il numero di richieste di chiarimento e consulenza che continuiamo a ricevere in redazione in merito ai requisiti per essere considerati esonerati o esonerabili dalll’obbligo di convocazione. Ci scrive chi ha superato i 65 anni, chi ha figli piccoli o chi assiste un disabile nel nucleo familiare.

Che cosa prevede la normativa oggi e quali sono le novità allo studio del Governo?

Reddito di Cittadinanza: chi deve presentarsi ai Centri per l’Impiego e chi è esonerato

Statisticamente oggi meno di un beneficiario su tre risulta obbligato a cercare lavoro. Secondo la normativa attuale, peraltro, occorre disertare per tre volte senza giustificato motivo le iniziative per l’inserimento lavorativo per la disattivazione definitiva della card. La sanzione intermedia per le prime due assenze è al sospensione temporanea.

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Anche su questo profilo si potrebbero muovere gli interventi del Conte Bis volti a rendere più rigido il riconoscimento del sussidio.

Il Pd ha anche proposto di inasprire le sanzioni per chi lavora in nero e percepisce il reddito di cittadinanza. Nel frattempo si aprono dubbi anche sui controlli a monte, quelli dei requisiti Inps per il riconoscimento del sussidio. Ad insospettire sono i dati regionali: in Campania  sono state rifiutate  56 mila su 251 mila domande, ossia circa 1 su 5, mentre in Lombardia le istanze respinte arrivano a 49 mila su un totale di 143 mila, che a conti fatti corrispondono a circa un terzo. Il timore che emerge dalla lettura di questi dati è che al Sud i controlli Inps a monte siano meno severi.