L’obesità sul lavoro è un’invalidità e non può essere motivo di discriminazione. Non solo: il lavoratore obeso non può essere licenziato proprio perché gode di questa tutela. A stabilirlo è stata una sentenza della Corte di Giustizia del 18 dicembre 2014. Partiamo dal caso che ci viene proposto da una lettrice:
Mi chiama Anna e lavoro da anni per una piccola azienda di Roma nord. I rapporti con i datori di lavoro sono sempre stati buoni. Di recente però l’azienda ha aperto alla vendita diretta il che vuol dire che riceviamo i clienti in sede (mentre fino a poco tempo fa i rapporti con i terzi erano solo online). E le cose sono cambiate: credo che i miei datori si vergognino del mio aspetto perché sono obesa e più volte mi hanno fatto capire che avere un’accoglienza di bella presenza aiuterebbe. Rischio di essere licenziata perché obesa? Anche provando a perdere qualche chilo resterei sovrappeso. Non posso permettermi di perdere questo posto.

L’obesità non è un problema estetico ma un handicap

L’obesità non causa solo problemi di natura estetica: quelle sono solamente conseguenze secondarie e indirette. Determinante in questo senso è stata una sentenza della Corte di Giustizia del 2014, poi ripresa dalla Corte di Lussemburgo che ha decretato a chiare lettere: l’obesità è un handicap, una forma di invalidità e ai lavoratori obesi vanno riconosciuti specifici diritti. I dispositivi fanno riferimento ad una direttiva comunitaria del 2000 che punta proprio a tutelare i diritti delle persone con obesità sul lavoro scongiurando discriminazioni dirette o indirette pur non facendo espressa menzione dell’obesità (2000/78/Ce sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro). Pensiamo ad esempio alle postazioni di lavoro alla scrivania che devono essere adattate al peso e alle dimensioni del lavoratore obeso.

Solo in casi strettamente limitati può essere valutata una disparità di trattamento giustificata ad esempio quando una caratteristica collegata alla religione costituisca un requisito essenziale per lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Pensiamo ad esempio, per quanto concerne l’obesità come handicap, ai lavori in cui la forma fisica sia determinante per garantire un efficiente svolgimento delle proprie mansioni. Pensiamo in questo contesto ai requisiti fisici per l’accesso ai concorsi di polizia e forze dell’ordine (è stato abolito il parametro dell’altezza minima ma la percentuale di massa grassa nell’organismo dovrà essere non inferiore al 7% e non superiore al 22% per i candidati di sesso maschile e non inferiore al 12% e non superiore al 30% per quelli di sesso femminile).

Lavoratore obeso: diritto alla malattia e licenziamento illegittimo

Il riconoscimento dell’obesità come disabilità, sul fronte lavoro ha alcuni effetti importanti. Il primo riguarda il diritto ad assentarsi per visite e controlli medici; vige poi il divieto di licenziamento della persona obesa (anche se il dipendente supera il periodo di comporto). In altre parole è giusto, secondo i giudici comunitari, che il lavoratore obeso goda di una maggiore flessibilità per le assenze per malattia.

Per avere maggiori informazioni sui diritti dei lavoratori con problemi di obesità (o se pensi di essere stato discriminato sul posto di lavoro per questo o altri motivi) scrivi alla redazione: [email protected].

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