C’è in vista una nuova quota per la riforma delle pensioni a partire dal 2023? La domanda è d’obbligo in quanto dalla Quota 100, scaduta nel 2021, si è passati alla Quota 102 di quest’anno. Mentre per il 2023, tra le ipotesi di riforma, si inizia a parlare della possibile introduzione della Quota 104.

In particolare, la nuova quota per la riforma delle pensioni andrebbe sostanzialmente a sostituire la Quota 102. E, nello stesso tempo, andrebbe ulteriormente ad inasprire i requisiti anagrafici e contributivi per il ritiro dal lavoro.

Nuova quota per la riforma pensioni 2023?

Nel dettaglio, la possibile nuova Quota 104 per la riforma delle pensioni, a partire dal 2023, sarebbe di certo più penalizzante rispetto all’attuale Quota 102. Ma lo sarebbe di meno, pur tuttavia, rispetto al possibile ritorno in auge dello scalone della legge Fornero.

Se sarà davvero questa la nuova quota per la riforma pensioni dal 2023, allora dal prossimo anno non ci sarà la flessibilità in uscita. Quella richiesta dai Sindacati di Cgil, Cisl e Uil. I quali caldeggiano, invece, il ritorno al pensionamento anticipato a partire dai 62 anni di età. Ovverosia, con lo stesso requisito anagrafico della Quota 100 il cui triennio sperimentale è scaduto il 31 dicembre del 2021.

Quali effetti potrà avere l’aumento dello spread sulla riforma strutturale delle pensioni del Governo Draghi?

La nuova quota 104 per la riforma pensioni a partire dal 2023, tra l’altro, potrebbe derivare anche dall’aumento dei costi, per lo Stato italiano, ai fini del rifinanziamento del debito pubblico. Non a caso, per misure come la Quota 41 è stato tirato in ballo proprio l’aumento dello spread. A differenza della misura in essere per i lavoratori precoci, con la Quota 41 pura basterebbero 41 anni di contributi previdenziali versati per ritirarsi dal lavoro. Senza altri vincoli e senza altre condizioni da rispettare.