Aumenti in vista per le pensioni degli italiani. Con il decreto Aiuti bis il governo si appresta a sostenere le rendite pubbliche anticipando la rivalutazione annuale di sei mesi rispetto al 1 gennaio 2023. Allo scopo di contrastare l’inflazione in tempo reale e restituire potere di acquisto ai più deboli.

La misura si inserisce nell’impianto di sostegno a imprese e famiglie per 14,3 miliardi di euro, già vagliato dal governo con le parti sociali. Non sarà riproposto, quindi, il bonus da 200 euro ai pensionati con redditi annui fino a 35 mila euro, ritenuto poco efficace.

Rivalutazione anticipata della pensioni

Il Consiglio dei Ministri punta a interventi strutturali sulle buste paga e sulle pensioni. Non è ancora chiaro di quanto saranno rivalutate le pensioni e su quanti mesi si interverrà. Al momento si stanno facendo ancora simulazioni sulla percentuale di intervento per una platea che interessa più di 13 milioni di pensionati.

Unica cosa certa è che la rivalutazione anticipata delle pensioni sarà calcolata a valere sui dati dell’inflazione dei primi sei mesi del 2022. Il meccanismo, in gergo perequazione automatica, a differenza del bonus da 200 euro, ha un doppio vantaggio. Per lo Stato e per il contribuente.

In questo modo, non si stanziano nuovi fondi una tantum, ma si anticipano spese che saranno comunque sostenute con la legge di bilancio 2023. L’incremento della pensione sarà quindi soggetto a tassazione ordinaria e lo Stato avrà il proprio tornaconto. Cosa impossibile da attuare con la politica dissennata dei bonus portata avanti finora dai governi a trazione 5 Stelle.

Aumento degli assegni a partire da settembre

Ma di quanto cresceranno gli importi delle pensioni a settembre? Come detto, non è ancora dato conoscere la percentuale esatta. Si parla di una cifra variabile compresa fra il 20 e 50 per cento dell’inflazione dei primi sei mesi del 2022. I dati Istat sono ancora provvisori.

Non per tutti, ben inteso, ma solo per i redditi più bassi. Se col decreto Aiuti di luglio si faceva riferimento a una soglia reddituale di 35 mila euro, ora è possibile che si prenda a riferimento solo gli importi di pensione che godono di una rivalutazione piena. Cioè quelle fino a tre volte l’importo della pensione minima (687 euro).

L’intenzione è quella di sostenere i rediti più bassi subito. Chi percepisce pensioni più alte dovrà aspettare gennaio o, la limite, si vedrà riconoscere un anticipo della rivalutazione inferiore.