I forfettari sotto la lente del fisco per un possibile ritocco (al meglio) del regime senza intaccare il limite dei ricavi annui di 65.000 euro attualmente previsto per operarvi.

Inoltre, almeno per ora, sembra tramontare l’ipotesi dell’obbligo della fatturazione elettronica anche per questo regime che, ricordiamo, dalla sua introduzione ad oggi ne è esonerato.

E’ della Commissioni Finanze di Camera e Senato la proposta di introdurre un regime opzionale (della durata di due anni) per chi, essendo forfettario, dovesse superare (di una certa percentuale) la soglie dei ricavi/compensi sopra richiamata.

Il limite di 65.000 euro per essere forfettari

Ricordiamo che il regime forfettario è stato introdotto con la legge di bilancio 2015 ed oggetto di successive modifiche.

Attualmente per essere forfettari occorre rispettare i requisiti di cui al comma 54 della citata manovra di bilancio e non rientrare in nessuna delle cause di esclusione previste dal successivo comma 57.

Tra i requisiti è previsto quello secondo cui non occorre superare la soglia di 65.000 euro con riferimento ai ricavi/compensi annui.

Il contribuente forfettario applica un’imposta sostitutiva dell’IRPEF, addizionali all’IRPEF ed IRAP, con aliquota del 15% (o in alcuni casi del 5% per i primi 5 anni di attività). Inoltre, rispetto al regime ordinario, chi è nel regime forfettario gode di una serie di semplificazioni in merito agli adempimenti tributari (non è tenuto a registrare le fatture, non è tenuto alla dichiarazione IVA, è escluso dagli ISA; ecc.).

Novità 2022 per i forfettari: cosa può accadere

I forfettari rappresentano oggi una gran fetta delle pertite IVA italiane con un aumento, negli ultimi 12 mesi, di circa il 54,1%.

Da qui, l’intenzione di continuare a mantenere così com’è oggi il regime ma con qualche picco accorgimento migliorativo necessario per non ostacolare la crescita delle imprese.

Infatti, le Commissioni Finanza di Camera e Sanato, hanno puntato il dito sul fatto che la soglia di ricavi/compensi a 65.000 euro, è da vedersi come un ostacolo alla crescita dimensionale delle piccole imprese, il che contrasta con l’obiettivo fondamentale della riforma fiscale che si appresta ad effettuare, vale a dire la promozione della crescita economica del nostro Paese.

Si propone, dunque, un regime opzionale (con scelta irrevocabile) per la continuazione del forfettario nei due periodi di imposta successivi, a quello cui si supera la citata soglia nel limite del 10% accompagnato però con un incremento delle aliquote dell’imposta sostitutiva per il biennio in questione, rispettivamente, dal 15% al 20% (o dal 5% al 10% se il contribuente applica l’aliquota ridotta).

Tale soluzione permetterebbe un passaggio più soft dal forfettario all’ordinario.

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