I navigator per il reddito di cittadinanza sono inutili? Ecco come si difendono coloro che erano stati chiamati e assunti per far trovare lavoro a chi percepisce il sussidio. La pandemia di Covid-19, ed il piano di rilancio dei Centri per l’Impiego, con risultati ad oggi inferiori alle attese, non hanno di certo aiutato i navigator a svolgere in piena efficienza la propria attività.

Nel difendersi, in particolare, i navigator hanno lamentato criticità e di difficoltà nell’inserimento dei percettori del reddito di cittadinanza nel mondo del lavoro.

Specie al Sud, anche perché il lavoro già scarseggiava, i risultati ottenuti dai navigator non sono stati di certo eccellenti.

Anche perché, durante la pandemia, tra le imprese chiuse, e quelle che hanno attivato lo smartworking, il collocamento dei percettori del sussidio nel mondo del lavoro è stato praticamente impossibile.

Navigator reddito di cittadinanza inutili? Ecco come si difendono

Secondo quanto riportato da ‘Repubblica’, citando la Corte dei Conti, i navigator hanno accolto poco più di 1 milione di percettori occupabili del reddito di cittadinanza. Nel periodo da settembre del 2019 al mese di febbraio del 2021.
Dopodiché, sul totale delle persone accolte, per 489 mila c’è stata la presa in carico.

Di queste circa la metà, pari a 248 mila, sono stati poi avviati i percorsi finalizzati all’accompagnamento al lavoro. Tante persone, quindi, ma in percentuale poche in rapporto al totale dei percettori occupabili del navigator reddito di cittadinanza.

In quanti ad oggi prendono il sussidio? Quante famiglie e quante persone?

In base ai dati INPS al 31 luglio del 2021, infatti, in Italia 1.499.228 nuclei familiari percepiscono il reddito di cittadinanza. Andando a coinvolgere ben 3.550.342 persone. Con un importo medio erogato che si attesta a 579,01 euro.

Navigator reddito di cittadinanza inutili? Ecco come, quindi, si difendono. Come per le pensioni e per il fisco, intanto, pure per il reddito di cittadinanza potrebbero esserci presto importanti novità.

Con una riforma del Governo che potrebbe essere incentrata proprio sul rilancio della parte della misura che è collegata alle politiche attive per il lavoro.