Di questi tempi, considerando gli strascichi lasciati dalla pandemia e un tessuto occupazionale non in grado di assorbire al meglio l’impatto del Covid, parlare di frenata sul piano lavorativo significa allargare il ventaglio a un numero piuttosto ampio di persone. Nella sfortuna della perdita del lavoro, per coloro che hanno la possibilità di dimostrare di aver subito tale perdita e, per questo, essere estranei a un’interruzione del rapporto lavorativo per propria volontà, possono accedere alla principale delle agevolazioni previste per questi casi.

L’indennità di disoccupazione nota come Naspi, infatti, può essere richiesta da qualsiasi lavoratore contrattualizzato involontariamente privato del proprio lavoro. Tali ragioni possono essere svariate, dall’interruzione del contratto in essere (ad esempio un mancato rinnovo) oppure il licenziamento per ragioni indipendenti dai comportamenti tenuti sul posto di lavoro. Un’indennità che non va confusa con la cosiddetta DIS-COLL, destinata invece ai collaboratori coordinati e continuativi, anche se a progetto. La Naspi viene anche corrisposta in caso di dimissioni, che siano per giusta causa o, ad esempio, volontarie nel caso delle neo-mamme.

Naspi, i requisiti

Chiaramente, come per qualsiasi altra richiesta di agevolazione, sostegno o indennità, anche per la Naspi valgono le solite regole. Una domanda da inoltrare formalmente all’Inps, anche tramite Caf o patronato, per poi seguirne l’iter fino a compimento. Sempre che questo sia alla fine positivo, come avviene comunque nella stragrande maggioranza dei casi. A patto che, naturalmente, il richiedente soddisfi tutti i requisiti richiesti dall’Istituto di Previdenza sociale affinché l’indennità possa essere effettivamente erogata. Per un periodo, ricordiamo, di entità variabile a seconda dei contributi versati ma comunque non superiore ai 24 mesi. Lasso di tempo durante il quale, peraltro, la somma versata sull’iban del beneficiario andrà via via a ridursi, rendendo i due anni di percezione una sorta di tempo limite per trovare un nuovo impiego.

Al fine dell’ottenimento si parte da una base di 13 settimane di versamenti per quel che riguarda il proprio status contributivo, distribuite nei 4 anni precedenti. Per il resto, valgono le regole suddette: ragioni dell’interruzione del rapporto di lavoro o delle dimissioni.

Come presentare la domanda

Un altro requisito obbligatorio è quello temporale. La domanda, infatti, deve essere tassativamente presentata entro e non oltre 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Oltrepassare il termine anche di un solo giorno significherebbe perdere automaticamente il diritto alla Naspi, anche se in possesso dei requisiti necessari. Alcune eccezioni sono previste ma si tratta di casi limitati, come ad esempio per coloro che si trovano in maternità obbligatoria al momento della fine del proprio rapporto lavorativo. La domanda dovrà essere comunque inviata in modalità telematica (esclusivamente), accedendo direttamente al sito dell’Inps tramite credenziali Spid, Cie o Cns. Come detto, però, ci si potrà avvalere anche dell’assistenza di un Caf o di altri professionisti, purché abilitati. Per quanto si tratti a tutti gli effetti di una pratica lavorata dagli uffici previdenziali, i tempi sono decisamente ristretti. Forse anche in virtù della natura dell’indennità, destinata a coloro ormai privi di un’entrata mensile. Solitamente, già il mese successivo alla domanda entrerà il primo accredito.

La consultazione

In caso di ritardi, un po’ come avviene per il Reddito di Cittadinanza, anche la Naspi può essere monitorata tramite un portale virtuale. Nel quale, oltre alla domanda, sarà visionabile lo status della stessa. La verifica potrà avvenire in breve tempo tramite il proprio cassetto Inps, accedendo al servizio “Disoccupati, inoccupato e lavoratori sospesi”, nella cui pagina basterà cliccare sul link “Stato della domanda”. Qualora dovesse comparire la dicitura “accolta”, non ci sarà che da attendere il pagamento. In realtà esiste anche un’altra via, ossia tramite la barra di ricerca del sito Inps.

A questo punto il passaggio è abbastanza intuitivo: basterà digitare “Naspi”, selezionare il portale “Naspi – domanda” e, infine, “Consultazione domanda”. Vale la stessa regola: la parola “accolta” potrà far stare tranquilli i richiedenti. Almeno per il tempo in cui l’indennità sarà valida.