La recente sentenza della Corte Costituzionale, la numero 82 del 2017, chiarisce un importante punto riguardo l’indennità di disoccupazione Naspi: i contributi figurativi che l’Inps accredita nel periodo di fruizione dell’indennità non possono abbassare l’importo dell’assegno pensionistico.

La legge del 1982, nella parte in cui non prevede il conteggio dei periodi di disoccupazione in materia previdenziale, quindi, secondo la Suprema Corte è incostituzionale poichè potrebbe portare all’abbassamento dell’importo della pensione.

La Corte Costituzionale, a tal proposito, ha chiarito che il lavoratore che ha maturato i requisiti al pensionamento percependo, nel periodo utilizzato per il calcolo, contributi figurativi per indennità di disoccupazione, ha il diritto di avere un trattamento pensionistico pari a quello che avrebbe ottenuto scorporando il periodo non lavorato.

Contributi figurativi della pensione: perchè abbassano l’importo dell’assegno

I contributi figurativi accreditati per i periodi di disoccupazione dall’Inps, possono andare ad abbassare la quota retributiva della pensione.  Questo accade perchè il calcolo retributivo, basandosi sugli ultimi anni di reddito, all’abbassarsi del reddito provoca un abbassamento dell’importo dell’assegno pensionistico. Scorporando il periodo della disoccupazione, invece, questo non accade.

I contributi figurativi versati dall’INPS durante la Naspi sono dei contributi che l’istituto accredita per i periodi di disoccupazione, riconosciuti entro il limite di 1820 euro al mese.

Per calcolare correttamente la pensione, quindi, bisogna determinare l’ammontare dei contributi figurativi considerandoli nulli per non peggiorare l’ammontare della pensione nel caso in cui la retribuzione ai fini pensionistici risulti ridotta dal periodo in cui si è percepita l’indennità di disoccupazione.