I versamenti previdenziali prevedono annualmente un tetto massimo ed una soglia minima. In quest’ultimo caso si parla di minimale contributivo e nell’altro caso di massimale previsionale. Tornando al minimale contributivo, esso viene rivalutato di anno in anno in base all’indice generale Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di impiegati ed operai. Ecco allora nel dettaglio le informazioni più dettagliate riguardanti il minimale contributivo.

Minimale Contributivo : cos’è e come si applica

Il minimale contributivo è il compenso minimo preso come base per il calcolo dei contributi assicurativi e previdenziali che il datore di lavoro deve versare all’ente previdenziale per il suo dipendente.

Per calcolarlo, solitamente, si utilizza il contratto nazionale di lavoro. La legge stabilisce che ci sia un minimo dei minimi ovvero un minimo giornaliero sotto al quale il minimale contrattuale non può scendere. Il minimale di retribuzione giornaliera sul quale si devono calcolare i contributi di pensione è di 47,68 euro ovvero il 9,5% della pensione minima che è di 501,86 euro al mese. Ciò significa che se il dipendente percepisce al giorno una retribuzione inferiore a tale dato, la contribuzione da versare si basa comunque su un reddito minimo giornaliero di 47,68 euro.

Per quanto riguarda i lavori part-time, invece, per calcolarlo si prende in considerazione l’orario settimanale. Se le ore sono 36 il calcolo che viene è fatto è il seguente: 47,68 euro x 5/36 ed il totale è 6,62 euro mentre se le ore settimanali sono 40 il calcolo è il seguente: 47,60 euro x 5/ 40 ed il totale è 7,15 euro.

Retribuzione minima annuale: come si calcola

Secondo quanto stabilito dall’articolo 7, comma 1 legge 638/1983 il limite della retribuzione per l’accreditamento di un anno intero di contributi figurativi e obbligatori per il lavoratore iscritto all’assicurazione generale obbligatoria  è fissato nella misura del 40%. Nel 2016 quindi esso sarà di 10.440 euro all’anno e di 200,76 settimanali.

Nel caso di un part-time annuo al 50% di un lavoratore che nell’anno ha ottenuto una retribuzione lorda di 7800 euro, capiterà che costui, pur avendo lavorato per dodici mesi (per contratto), ne perderà tre ai fini pensionistici.

La legge infatti prevede che i contributi versati siano almeno di 200,76 euro a settimana per cui, in questo caso, l’Inps dividerà il compenso realmente avuto e sul quale sono stati pagati i contributi del lavoratore per la cifra settimanale fissa e quindi al lavoratore verranno accreditate soltanto 39 settimane ai fini della pensione.

Minimale contributivo: a chi non si applica e info per i lavoratori autonomi

Il minimale contributivo non si applica ad alcune categorie come quella dei lavoratori domestici, degli apprendisti e dei  lavoratori agricoli. Nel caso specifico di quelli domestici, la contribuzione annua avviene soltanto qualora essi, nell’arco della settimana, abbiano una contribuzione media pari ad un minimo di 24 ore di lavoro.

Per quanto concerne i lavoratori autonomi come gli artigiani ed i commercianti, il minimale annuo del 2016 è pari a 15.548. Quindi il lavoratore che ha un reddito annuo di diecimila euro dovrà applicare le aliquote contributive (di circa il 23%) non sui diecimila euro ma sul minimale su citato che è di 15.548 euro.

Infine per quanto riguarda la gestione separata dell’Inps  per i lavoratori subordinati, il minimale contributivo del 2016 sarà pari a 15.548 euro. Tale lavoratore, però, essendo iscritto alla gestione separata, avrà accreditati i contributi mensili di tutti gli anni solari per i quali è stato effettuato il versamento solo se l’importo non sarà minore di quello conteggiato sul minimale reddituale stabilito dalla categoria artigiani e commercianti.

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