Parliamo di militari in missione e di quando questi vanno in pensione e con quali modalità. In particolare, affrontiamo il caso di un militare a cui sono state riconosciute le missioni svolte ai benefici combattentistici.

Benefici combattentistici cosa sono

La legge n. 1746 del 1962 ha identificato ai militari che hanno svolto missioni in zone di intervento per conto dell’Onu i benefici pensionistici, equiparati ai militari combattenti. Come fare per riconoscere il beneficio? Prima di tutto è indispensabile che i militari abbiano prestato almeno 3 mesi di servizio, anche non in modo continuato, durante l’anno solare.

Se l’attività è stata offerta in maniera continuativa nel corso di due anni, il servizio concesso nell’anno successivo può essere contato per l’approvazione di almeno una campagna.

La stessa cosa vale anche se il militare ha prestato servizio in differenti zone di guerra. In poche parole, il riconoscimento dei benefici pensionistici ha lo scopo di accelerare l’avvio della pensione in quanto per ogni tre mesi di servizio in missione estera viene riconosciuto un anno di servizio. Infine, bisogna considerare che le contribuzioni di previdenza ed assistenza sociale obbligatoria si ordinano e non possono essere versate entro 10 anni per i contributi di pertinenza del Fondo pensioni lavoratori dipendenti e 5 anni per tutte le altre. Per i militari che hanno prestato servizio in missioni estere per conto dell’Onu, il termine per chiedere e convalidare il diritto alla contribuzione assistenziale e previdenziale è di 5 anni.