Tra qualche anno il “mestiere” di casalinga non esisterà più? Questa è la tendenza che emerge dai dati Istat ma non è quello che, stando alle premesse di bonus e pensioni minime, pensano i politici che puntano in buona parte a questo target per le prossime elezioni. Facciamo in primis una premessa per fugare i dubbi: scrivere “mestiere” di casalinga tra virgolette non vuole essere un modo per denigrare la scelta di chi decide di non lavorare e dedicarsi a tempo pieno alla famiglia e alla casa ma una critica contro la contraddizione di una classe politica che da un lato promette di considerare le esigenze delle casalinghe parlando di pensioni minime e assistenza e dall’altro continua ad ignorare questa categoria di donne (e ancor più di uomini visto che non è da escludere che siano questi a restare a casa ad accudire i figli se la moglie lavora ed è una donna in carriera).

Casalinghe: domani non esisteranno più

Stando ai dati Istat nell’ultimo decennio, tra il 2006 e il 2016, il numero di casalinghe è calato del 6,6%, passando da 7 milioni e 855 mila a 7 milioni a 338 mila, una diminuzione di oltre mezzo milione.

E il gap aumenta se si focalizza l’analisi a determinate fasce di età: tra le donne under 35 anni il calo di quelle che decidono di fare la casalinga è del 22,6%, -180 mila.
Solamente tra le over 65 anni si registra un aumento il che potrebbe peraltro essere legato semplicemente all’aumento dell’aspettativa di vita (gli anziani in generale, non solo casalinghe, sono di più rispetto a dieci anni fa).