Con la sentenza 10823 del 2016 la Corte di Cassazione stabilisce che a pagare l’assegno di mantenimento deve essere il coniuge che tradisce. Con questa sentenza, infatti, la Suprema Corte condanna a versare l’assegno di mantenimento la moglie in favore dell’ex marito tradito.

Fino ad ora la legislazione ha puntato sempre ad attribuire l’assegno di mantenimento al coniuge più debole economicamente. per permettergli di mantenere il tenore di vita che aveva nel corso del matrimonio. Ma la Corte di Cassazione sottolinea che è necessario che il beneficiario dell’assegno non sia il coniuge che ha provocato la crisi coniugale.

Una condotta contraria ai doveri che derivano dal matrimonio, come il tradimento appunto, possono portare ad un addebito della separazione e alla negazione del diritto di mantenimento.

Con la sentenza del 24 maggio, quindi, la Corte di Cassazione adegua i principi cardine del matrimonio andando a considerare il fattore temporale per stabilite se a scatenare la crisi coniugale sia stato o meno il tradimento. Il partner infedele è liberato dall’addebito della separazione soltanto se si dimostra che la crisi familiare esisteva già al momento del tradimento. L’infedeltà, infatti, viola una degli obblighi imposti ai coniugi giustificando la separazione e l’infedele deve dimostrare che il gesto di infedeltà sopravvenga all’intollerabilità della convivenza, ovvero l’infedele deve dimostrare che al momento del tradimento la situazione matrimoniale era già compromessa per non vedersi addebitare la separazione poichè tale addebito comporta anche la condanna al mantenimento dell’ex coniuge.