Tra agevolazioni per la famiglia e per la previdenza, ma quale bonus figli! “Essere donna” ti costa ancora 500 euro sulla pensione. Perché, per la pensione donna, c’è ancora in Italia un vistoso divario di genere. Proprio tra le lavoratrici ed i lavoratori che maturano i requisiti per il pensionamento.

Nel dettaglio, sul totale delle pensioni erogate nell’anno 2020, l’assegno medio mensile riconosciuto ai pensionati uomini è stato in Italia pari a 1.498 euro. Mentre quello percepito dalle pensionate è stato pari a 1.033 euro Con un importo medio di 1.243 euro mensili e con un divario di genere sulle pensioni che, di conseguenza, è pari a ben 465 euro al mese.

Ma quale bonus figli! “Essere donna” ti costa ancora 500 euro sulla pensione

Ma quale bonus figli, quindi. Sempre su dati INPS, infatti, il divario di genere sulle pensioni in Italia si è ulteriormente accentuato nel primo semestre del 2021. Ovverosia, nel periodo da gennaio a giugno. Con gli uomini che hanno preso di pensione un assegno medio di importo pari a 1.429 euro mensili.

Rispetto alle pensionate con un assegno medio addirittura sotto i 1.000 euro al mese. Precisamente, 931 euro medi al mese che fanno schizzare il divario di genere a 498 euro. Quindi, ma quale bonus figli. Visto che il divario di genere è ancora più ampio. Con 33 euro in più rispetto ai flussi pensionistici rilevati a comunicati dall’INPS per il 2020.

Importo medio pensioni INPS, ai dipendenti pubblici quasi 2.000 euro al mese

Su un totale di 389.924 pensioni pagate dall’INPS nei primi sei mesi del 2021, l’importo medio mensile dell’assegno si attesta a 1.155 euro. Ma questo importo medio sale a ben 1.979 quando i pensionati sono dipendenti pubblici.

In ultimo, su ma quale bonus figli! “Essere donna” ti costa ancora 500 euro sulla pensione, c’è da dire una cosa. Sui dati INPS sulle pensioni, sia per il 2020, sia per i primi sei mesi del 2021, c’è comunque incluso il cosiddetto effetto quota 100.

Ovverosia, la misura di pensionamento anticipato sperimentale, di durata triennale, che andrà a scadenza proprio alla fine del corrente anno. E che, salvo clamorosi dietrofront, non sarà rinnovata. In quanto il Governo italiano, nell’ambito della trattativa con le parti sociali, punta all’introduzione di nuovi meccanismi di flessibilità in uscita.