Il dipendente che usa il wi fi aziendale per scopi privati può essere licenziato. E’ lo stesso discorso che un tempo valeva per i dipendenti che utilizzavano il telefono dell’ufficio per telefonare, magari, a parenti all’estero.

Chi, quindi, per risparmiare la propria connessione dati mobile utilizza il wi fi dell’ufficio per navigare gratuitamente sottraendo tempo alle proprie mansioni di lavoro rischia di essere licenziato.

A ribadirlo è una recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 14862 del 2017, chiarendo quali sono i rischi che corre chi, non essendo abilitato, si connette alla rete del datore di lavoro.

L’utilizzo di un bene aziendale senza autorizzazione, come appunto la connessione internet wi fi, configura due diversi tipi di illecito: uno penale per l’appropriazione di un bene non proprio e uno civile per la violazione degli obblighi lavorativi.

Rischio penale per chi utilizza wi fi aziendale senza autorizzazione

Il dipendente della pubblica amministrazione che sfrutta la connessione internet aziendale non commette reato se l’ente ha stipulato un contratto senza limiti (flat) poichè non procura nessun danno all’amministrazione poichè la bolletta a fine mese è sempre la stessa. Ma cosa succede se il dipendente non è autorizzato dal proprio superiore all’utilizzo della linea internet? In questo caso si configura il reato di accesso abusivo a sistema informatico (che di solito non viene fatto valere se manca il pregiudizio economico).

Rischio civile per chi utilizza rete wi fi aziendale senza autorizzazione

Dal punto di vista civile, però, le cose cambiano poichè il lavoratore rischia di vedersi addebitare una condotta contraria a quanto previsto dall’azienda qualora utilizzi il tempo lavorativo per navigare. Chi utilizza internet per scopi personali durante l’orario di lavoro, quindi, non può nello stesso tempo lavorare e proprio per questo può rischiare il licenziamento, anche se, come ha spesso ribadito la Cassazione, il licenziamento disciplinare deve essere l’ultima carta giocata dal datore di lavoro che deve prima sanzionare il dipendente con “pene” più leggere.

La Cassazione, però, ha anche specificato che quando ci si trova di fronte ad utilizzi delle dotazioni aziendali per fini personali “non sporadica e/o eccezionale, bensì sistematica in considerazione della frequenza, della durata dell’accesso e dello scambio di dati di traffico” la condotta del lavoratore può essere considerata non sporadica e intenzionale e quindi il licenziamento, per chi rimane troppo tempo connesso a internet per scopi personali, è giustificato.

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