Anche sui Libretti di risparmio postale si pagano le tasse e ci sono le imposte di bollo a carico del titolare. Non è una novità, ma molti spesso non lo sanno e talvolta non vengono adeguatamente informati allo sportello.

Quali tasse si pagano sui Libretti postali

I Libretti di postali sono forme di risparmio garantite dallo Stato, emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e distribuiti da Poste Italiane. Sono per tradizione, insieme ai Buoni fruttiferi postali, la forma di risparmio più amata dagli italiani.

Ve ne sono di diversi tipi in circolazione, cartacei e de materializzati, e possono anche essere dedicati ai minori.

Al di là della tipologia dei Libretti di risparmio che il soggetto intende sottoscrivere, preme qui analizzare quali sono le imposte che gravano sui depositi. Il prospetto informativo consultabile sul sito delle Poste o messo a disposizione degli uffici postali alla clientela è abbastanza chiaro, benché spesso scritto in piccolo. I Libretti postali sono soggetti a tassazione del 26%. Cosa significa? Significa che il risparmiatore dovrà corrispondere allo Stato il 26% di imposta sostitutiva sugli interessi maturati ogni anno. Per fare un esempio, se l’interesse lordo annuo del Libretto ammonta al 1%, al risparmiatore verrà riconosciuto lo 0,74% netto.

Vantaggi fiscali rispetto agli altri strumenti finanziari

La trattenuta avviene in automatico da parte delle Poste che agisce in qualità di sostituto d’imposta. Il trattamento fiscale sui Libretti al 26% è uguale a quello praticato dalle banche sugli interessi corrisposti sul conto corrente. A differenza dei Buoni fruttiferi postali o dei titoli di stato italiani e stranieri, l’aliquota stabilita dal legislatore è più alta. Fino al 2012 si pagava il 20% e prima ancora la metà. Quando i tassi d’interesse erano molto più alti, cioè prima del 1987, non c’era alcuna imposta sugli interessi maturati sui Libretti e sui conti correnti.

Imposte di bollo sui Libretti postali

Detto questo, i balzelli fiscali sui Libretti postali non finiscono con le imposte sostitutive sugli interessi maturati.

C’è anche l’imposta di bollo. Si tratta di un balzello introdotto nel 1972 dal legislatore e che vale 34,20 euro all’anno per le persone fisiche e 100 euro all’anno per le persone giuridiche. E’ una tassa fissa che non tiene conto della consistenza depositata sul Libretto e che colpisce tutti indistintamente. Esiste però una franchigia fissata in 5.000 euro. Se un risparmiatore possiede Libretti (singoli o cumulati) per un controvalore inferiore a tale cifra è sollevato dall’obbligo di versamento dell’imposta di bollo annuale. La tassa verrà addebitata al risparmiatore ogni trimestre nella misura di 8,55 euro, come avviene in banca per i conti correnti.