Ormai ogni giorno si parla di tasse. Dalla televisione, ai giornali, alla radio, l’attenzione dei contribuenti è sempre più orientata verso una preoccupazione che è diventata una costante degli ultimi anni: le tasse. Si è sempre meno interessati a quanto accade nel mondo e più schiavizzati dalle notizia che arrivano dal fronte fiscale.

Poi ci sono i messaggi subliminali e le false credenze. Si pensa che le tasse siano solo quelle che paghiamo direttamente allo Stato (tasse dirette), come quando si paga il bollo auto, in canone Tv o l’IMU.

Ma molte tasse (quelle indirette) sono nascoste e non ce ne accorgiamo ritenendo inconsciamente che non si versi nulla all’erario. Invece non è così.

14 patrimoniali nascoste che valgono 46 miliardi all’anno

L’Iva è la più classica e corposa tassa nascosta, si paga su ogni acquisto di bene e servizio. Ma poi vi sono le tasse che vengono pagate da chi produce e che vengono scaricate sul costo finale dei beni o dei servizi per cui il consumatore si ritrova a pagare due volte le imposte allo Stato. Ci sono poi le tasse sulle eredità, sulle donazioni, sul lavoro, sui conti in banca, sulle rendite finanziarie. Tutti doppioni di tasse già pagate. Micro balzelli che se messi insieme costituiscono una grossa patrimoniale ricorrente. Secondo il Centro Studi della CGIA di Mestre ci sono in Italia ben 14 patrimoniali che, nel 2018, hanno garantito allo Stato ben 46 miliardi di euro, ossia il 2,7% del Pil. A titolo di paragone, si pensi che nel 1990 la pressione fiscale in tal senso era meno della metà, l’1,3%. Incremento dovuto alle spese folli dei governi e della pubblica amministrazione, soprattutto in campo sanitario e previdenziale. Cosa che ha portato lo Stato a indebitarsi a livelli record.

L’evasione fiscale

Di fronte a queste vera e propria guerra in cui il cittadino è martoriato dalle tasse, è esplosa in Italia l’evasione fiscale.

Vale oltre 110 miliardi all’anno e rappresenta un primato all’interno dell’Unione Europea. Per molti è una questione di sopravvivenza. E non parliamo solo di famiglie o singoli cittadini, ma anche di imprenditori, artigiani, commercianti, ecc. che magari hanno crediti nei confronti della pubblica amministrazione e che non possono riscuotere causa ritardi. Ciò nonostante, devono versare a scadenza imposte all’erario col rischio di fallire. Così come esistono tanti contribuenti onesti che, causa la crisi, magari hanno perso il lavoro e non sono più in grado di far fronte alle esigenze del fisco e quindi non pagano l’IMU piuttosto che la Tari al proprio Comune.

Le tasse sulle rendite finanziarie

Una delle tasse meno “dolorose” e “ingiuste” secondo il pensiero comune è la tassa sui depositi bancari. Per il solo fatto di possedere un conto corrente, oggi indispensabile per qualsiasi operazione (dall’accredito della pensione o stipendio, al pagamento delle bollette), bisogna dare allo Stato 34,20 euro all’anno se la giacenza media supera i 5.000 euro. Per non parlare del prelievo che lo Stato opera sugli interessi, benchè esigui che siano al giorno d’oggi: si paga il 26%, vale a dire che per ogni 100 euro guadagnati bisogna darne 26 all’erario. Se poi si possiedono titoli di stato o buoni fruttiferi, anche su questi si pagano imposte nella misura dello 0,02% all’anno sul controvalore del deposito titoli. Infine c’è la Tobin Tax che colpisce le operazioni di acquisto di azioni in borsa e vale lo 0,01% del controvalore.

Il bollo auto e il canone Tv

Ma se per questo genere di imposte “nascoste” non si protesta mai, come se fossero giuste perché si va a colpire chi ha soldi, si fa la guerra per i bolli. Il bollo auto e il canone Tv sono infatti le tasse più odiate dagli italiani.

Lo si capisce dall’alto tasso di evasione che per il canone Tv aveva raggiunto picchi del 30% in alcune regioni d’Italia. Evasione poi crollata ai minimi termini da quanto la riscossione è stata introdotta obbligatoriamente in bolletta elettrica. Anche il bollo auto è molto odiato dai contribuenti che lo ritengono ingiusto perché appesantisce l’imposizione fiscale su un bene, l’automobile, che è già super tassato, sia al momento dell’acquisto che durante il periodo di utilizzo.