La spesa per le pensioni rischia di mandare in tilt i conti dello Stato. L’esplosione dell’inflazione nel 2022 travalica le previsioni di spesa contenute nel Def 2022, nel quale sono contenuti anche i preventivi per le rivalutazioni degli assegni.

Con una inflazione 2022 prevista tra il 6 e 7 per cento, c’è quindi poco da stare allegri e i preventivi di spesa dovranno essere rivisti in occasione della presentazione della legge di bilancio 2023. L’ultima di questa legislatura.

Aumento delle pensioni più alto del previsto

Secondo lUfficio parlamentare di bilancio (Upb), nei prossimi tre anni lo Stato dovrà sborsare qualcosa 45,4 miliardi di euro per tutelare il potere d’acquisto dei pensionati.

Una bella cifra, soprattutto se si considera anche la riforma pensioni che forze politiche e sindacati vorrebbero attuare al più presto.

Insomma, di carne al fuoco ce n’è parecchia, ma la  priorità per il governo Draghi per il 2023 è quella di difendere il potere di acquisto dei pensionati che sono più di 16 milioni. Un numero molto alto che non può essere trascurato perché il loro potere di acquisto va difeso, nell’interesse generale.

Salterà la riforma pensioni? Al moneto è molto probabile, anche per via delle elezioni politiche alle porte e per le quali nessun partito intende scivolare su un tema tanto delicato quanto spinoso. Col rischio di perdere consensi la prossima primavera.

Quanto costa rivalutare le rendite

Ma veniamo ai dettagli di spesa. Solo per il prossimo anno rivalutare le pensioni esistenti non costerà meno di 10 miliardi di euro. Va, inoltre, ricordato che a gennaio sarà recuperato a conguaglio anche un altro 0,2% di rivalutazione pensioni del 2022.

La domanda che ci si pone è: ma i soldi ci sono o non ci sono? Stando ai calcoli della Ragioneria Generale dello Stato, i soldi non mancano per via del forte incremento delle entrate fiscali del 2022.

Tuttavia, il capitolo pensioni merita una considerazione a parte perché la spesa non è di competenza della fiscalità generale dello Stato, ma dell’Inps.

Così, i soldi ci sono se guardiamo alle entrate fiscali generali, mentre non ci sono se si guarda ai conti dei Fondi gestiti dall’Inps. I montanti contributivi si rivalutano, infatti, in ritardo rispetto alle pensioni che devono essere pagate subito. Così si crea un deficit di bilancio, peraltro già previsto dall’Inps.