Le pensioni anticipate non sono più sostenibili. Almeno non come quelle che abbiamo visto finora, cioè Quota 100, dove a 62 anni di età si va in pensione con circa il 70% dello stipendio.

La pensione, liquidata col sistema di calcolo misto ha oggi un peso enorme sulla spesa pensionistica dello Stato. Soprattutto se le pensioni devono essere pagate per molti anni. E i lavoratori attivi in grado di sostenere questo peso finanziario in futuro sono troppo pochi, anche restando più a lungo al lavoro.

Le pensioni anticipate che restano dopo quota 100

In ogni caso, con la fine di quota 100 resteranno probabilmente in vigore diverse forme di pensionamento anticipato. Ape Sociale (che sarà allargata a più lavoratori usuranti), Opzione Donna, per precoci e la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).

Tutte opzioni introdotte per correggere le imperfezioni della legge Fornero – fa notare Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali.

Tant’è che a fine 2020, in 9 anni, gli “scampati” alle regole Monti-Fornero sono stati più di 750mila e supereranno gli 820.00 a fine 2021.

Poi c’è il tallone d’Achille della cosi detta “decontribuzione”,cioè gli sgravi e le agevolazioni che consentono di versare meno contributi alle casse pensionistiche facendo mancare i soldi per pagare le pensioni. Tra il 2015 e il 2019 le decontribuzioni sono costate quasi 20 miliardi.

Con che soldi pagare le rendite statali

Così è del tutto evidente che oggi non è più possibile sostenere le pensioni anticipate se non a caro prezzo. Lo Stato deve pagare prestazioni troppo onerose, frutto di vecchie e miopi scelte politiche, a volte scellerate, a scopo elettorale. Per concedere le pensioni anticipate, in deroga ai requisiti Fornero, è quindi necessario tagliarle o indurre i lavoratori che le chiedono a rinunciare a una parte della rendita. Dice Brambilla:

se si vuole garantire la sostenibilità del sistema pensionistico anche per le giovani generazioni, la prima azione da fare è limitare al massimo, sia le anticipazioni, sia le decontribuzioni.

Quota 100 è stato un evidente errore e non potrà che essere archiviata come esperienza da non ripetere.

Potrebbe essere sostituita da forme di flessibilità in uscita, come suggerito dal presidente del Inps Pasquale Tridico. Solo in questo modo l’Italia potrà raggiungere l’effettiva età media di pensionamento europeo, portandola da 63 a 65 anni. Ma non 67 come fece il governo Monti-Fornero nel 2012.