Anche se comprendere la legge non è facile l’ordinamento italiano impone all’avvocato, nello svolgimento della sua professione, la massima trasparenza e di non dare consigli errati ai propri clienti.

Se un avvocato non dissuade i propri clienti dall’intraprendere cause definite perse sbaglia,  perchè oltre che un professionista l’avvocato deve essere prima di tutto un consigliere, questo senza guardare al proprio guadagno e avendo a cuore soltanto l’interesse del proprio assistito.

Queste sono regole generale che l’ordinamento italiano impone agli avvocati.

Se tali regole vengono violate si da luogo ad una responsabilità professionale che può portare al risarcimento dei danni provocati al proprio cliente.

La trasparenza verso l’assistito da parte dell’avvocato è la prima regola: il cliente deve essere informato dell’incarico che pone nella mani del legale, dei potenziali rischi che esistono, dei tempi dovuti alle lungaggini burocratiche e dell’incertezza di conseguire un risultato vincente. L’avvocato, inoltre, deve sempre informare il cliente che prima di intentare causa è possibile tentare una mediazione.

Consigli sbagliati: a pagare è l’avvocato

L’avvocato è colui che deve stilare una strategia processuale, sia che intenda seguire la linea indicata dal cliente che se intende seguire indicazioni che non sono d’accordo con il punto di vista dell’assistito. Ma se l’avvocato tiene all’oscuro il cliente degli eventuali rischi che conseguirebbero ad un suo comportamento è responsabile di ciò. Se un avvocato non informa il proprio cliente della strategia che intende seguire (per iscritto) se poi perde la causa la responsabilità ricadrà tutta su di lui. Proprio per questo motivo l’avvocato dovrebbe redarre un documento scritto con cui anticipa al cliente l’attività processuale che intende svolgere, indicando se necessario anche gli eventuali costi.

Anche in caso di una attività non processuale un consiglio sbagliato dell’avvocato può portare il cliente ad eseguire scelte sbagliate (il caso tipo è quello di non contestare il licenziamento immediatamente o di non denunciare subito il furto di un assegno…)

Quando un cliente vuole intraprendere una causa che, si sa fin dall’inizio, porterà ad una sconfitta, compito dell’avvocato è quello di dissuaderlo.

Un comportamento illecito da parte di un legale è quello di mettersi d’accordo con l’avvocato della controparte ai danni del proprio cliente. L’illecito non è solo dal punto di vista civile ma anche da quello penale poichè si parla di patrocinio infedele. In questo caso, infatti, il cliente potrà agire legalmente ottenendo il risarcimento del danno subito per la violazione del segreto d’ufficio e per la violazione del codice deontologico.

Consigli sbagliati dell’avvocato: cosa fare?

Se un avvocato viola le regole sopra descritte la prima cosa da fare è quella di denunciarlo al consiglio dell’ordine degli avvocati che avvierà una proceduta disciplinare nei suoi confronti. Il cliente mal consigliato, oltre a denunciare all’ordine il proprio legale, potrà anche chiedere un risarcimento dei danni. E’ bene ricordare però che per ottenere tale risarcimento il danno deve essere dimostrabile e non solo presunto. Se l’avvocato ha sbagliato, quindi, ma il cliente non ha conseguito un danno concreto non si può chiedere un risarcimento.