Oggigiorno non è raro o inusuale trovarsi di fronte ad una persona che a 40 anni ha un contratto di lavoro precario e non sa ancora con certezza “che cosa farà da grande”. Ma questa situazione potrebbe pesare sulla pensione futura. A lanciare l’allarme è stata la Cgil che ha simulato la pensione futura di chi oggi ha 40 anni e un lavoro precario. Un allarme attuale soprattutto alla luce del passaggio al sistema di calcolo della pensione contributivo puro entrato in vigore nel 1996 e alle regole della legge Fornero.

Il regime penalizza chi ha carriere discontinue.

A spaventare non è solamente l’età di uscita (si lavorerà fino a 73 anni) ma anche l’importo della pensione. Si prevedono assegni ai limiti della sopravvivenza (corrispondenti agli attuali 300-400 euro) e senza integrazione al minimo. A rischio tutti i precari con carriere discontinue e i lavoratori part time.

“Va meglio” a chi può contare su contributi per almeno 20 anni, su un lavoro full time e su un reddito annuo medio di almeno 15 mila euro: in questo caso si potrà andare in pensione a 69 anni. Resta il problema dell’importo che, in questo caso, resta comunque stimato a poco più di 687 euro.

Il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, di fronte alle domande dei giornalisti sull’emergenza pensioni, ha assicurato che a breve saranno convocate le parti sociali per un obiettivo comune di riforma complessiva della previdenza.