Il lavoro in Italia non c’è. La pensano così i giovani, in possesso di diploma e anche di laurea. Quello che si trova in giro sono contratti precari o impieghi saltuari, nulla di stabile. Per non parlare delle retribuzioni, sempre più magre.

A poco sono servite finora le politiche di incentivazione all’assunzione di under 35. Tant’è che il livello di disoccupazione giovanile certificato dall’Istat a luglio si attesta al 27,7%, dato allarmante che continua a lasciare indifferenti i governi.

Occupazione in lieve ripresa, male gli autonomi

Così non c’è da sorprendersi se sempre più giovani cercano di emigrare in Germani o nel Regno Unito.

L’Italia non è un paese per giovani, inutile sperare in un cambiamento che la classe politica non vuole attuare.

Uno studio di  Confcommercio evidenzia come tra il 2000 e il 2019 i  giovani occupati under 35 sono diminuiti di 2 milioni e mezzo. Contestualmente è aumentata dal 40% al 50% la quota di quelli che non lavorano o non cercano più occupazione.

Un dato sconcertante confermato dall’Istat. Il mese di luglio 2021 registra, rispetto al mese precedente, una diminuzione nel numero di occupati e di disoccupati e una crescita in quello degli inattivi.

Il calo dell’occupazione (-0,1%, pari a -23mila unità) riguarda in particolare gli autonomi e le classi d’età maggiori di 35 anni. Rispetto a un anno fa, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-6,9%), sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,5%), che però era aumentato in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria.

Disoccupazione giovanile al 27,7%

La ripresa economica sta sicuramente dando una mano anche all’occupazione, ma i segnali restano timidi. In ciò influisce anche l’allungamento dell’età media per la pensione che costringe i lavoratori a occupare molti posti di lavoro.

Dati alla mano, confrontando il trimestre maggio-luglio 2021 con il precedente (febbraio-aprile), il livello dell’occupazione è più elevato dell’1,4%, con un aumento di 317 mila unità.

Ma, allo stesso tempo, cresce il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +28mila unità). L’aumento coinvolge tutte le classi d’età ad eccezione dei 25-34enni. Qui il tasso di inattività sale al 35,5%.