Il benessere dei dipendenti prima di tutto, anche – o forse meglio dire “soprattutto” – quello mentale. Dopo il periodo di novità e stravolgimenti causati dall’emergenza Covid, anche i professionisti hanno bisogno del tempo per riadattarsi alla nuova “normalità”. Così, multinazionali come Nike e LinkedIn hanno deciso di correre ai ripari, garantendo ai dipendenti una settimana in più di ferie per “dare priorità alla salute mentale”.

Nike rivoluziona le ferie per i dipendenti: una settimana di vacanza in più per dare priorità alla salute mentale

Secondo Matt Marrazzo, Senior Manager of Global Marketing Science di Nike, concedere una settimana in più ai dipendenti per scaricare ansia e stress da rientro in ufficio è la “cosa giusta da fare”.

“I nostri dirigenti senior stanno inviando a tutti un messaggio chiaro: prenditi del tempo per rilassarti e trascorrere del tempo con i tuoi cari”, ha scritto Marrazzo in un post condiviso su LinkedIn. Visti gli eventi “traumatici” vissuti da tutti – ha poi aggiunto il dirigente Nike – questa iniziativa si configura più come “necessità del momento” che una soluzione passeggera.  “L’anno passato è stato duro: siamo tutti esseri umani e stiamo vivendo un evento traumatico, ma sono fiducioso che l’empatia e la grazia che continuiamo a mostrare ai nostri compagni di squadra avranno un impatto positivo sulla cultura del lavoro in futuro”, ha affermato Marrazzo.

Creare un ambiente di lavoro sano, dando priorità alla salute dei dipendenti, è quello che Nike ha definito un “buon investimento“: per attrarre e mantenere talenti. La settimana di vacanze aggiuntiva al periodo già concesso di ferie interesserà principalmente i lavoratori della sede centrale della multinazionale, negli Stati Uniti, ma non è escluso che venga estesa altrove.

Anche LinkedIn segue la strategia di Nike

Non a caso, all’annuncio di Nike hanno fatto seguito altre società importanti come Linkedin e Bumble (azienda specializzata nel dating on-line, che ha fatto sapere di essere intenzionata ad offrire ai propri dipendenti una settimana aggiuntiva di ferie due volte l’anno.

Teuila Hanson, Chief People Officer di LinkedIn, ha dichiarato: “Siamo in un momento di cambiamento e non importa in quale fase si trovi la tua azienda – crescita, fusione, acquisizione – siamo tutti in uno stato di trasformazione. Una cultura aziendale solidale non solo attrae e trattiene il tipo di talento necessario per costruire il business, ma ha anche un impatto positivo sul mondo”.

Come diversi studi dimostrano, un cambiamento nei modelli di lavoro e l’aumento del presenzialismo elettronico causato dalle restrizioni imposte in risposta alla pandemia (come il ricorso necessario allo smart working) hanno portato ad un aumento del rischio di burnout.

Senza il pendolarismo o le interazioni sociali in ufficio, il lavoro era diventato una sorta di distrazione durante i vari lockdown, dando la sensazione al dipendente di non staccare mai.

Smart working e superlavoro ai tempi del Covid

Le persone non hanno sperimentato per la prima volta il lavoro da remoto in condizioni ottimali, come quelle in cui puoi prendere il tuo pc e andare ovunque e fare qualunque cosa. Le nuove abitudini sono infatti state sfalsate dal confinamento sociale. Ciò, di fatto, ha creato una cultura crescente del superlavoro. Il confine tra lavoro e casa è quindi andato via via svanendo.

Secondo una recente ricerca di Cendex – azienda specializzata in analisi dati aziendali – nell’ultimo anno molti sono i dipendenti che hanno lavorato più del dovuto. Il fenomeno degli straordinari non retribuiti si è ampiamente diffuso a causa della pandemia, con il 31% delle organizzazioni che ha riferito che i propri lavoratori hanno in media trascorso  da una a due ore extra non retribuite ogni giorno.

Una situazione questa che ha inevitabilmente contribuito a fare aumentare i livelli di stress dei professionisti.

Paradossalmente, nonostante questi avessero bisogno di una pausa, l’insicurezza del lavoro e le preoccupazioni su come un’eventuale pausa assenza potesse influire su carriera e promozioni ha spinto molti a non chiedere periodi di ferie. L’inevitabile conseguenza, in questi casi, è che sia dipendenti che i datori di lavoro – a livello di benessere e produttività – ne hanno risentito.

Lavoro, produttività e l’importanza di prendersi una pausa

Garantire al personale l’intero diritto alle ferie crea un luogo di lavoro più produttivo, riduce i tassi di assenteismo e aiuta a trattenere i migliori talenti, creando un ambiente di lavoro positivo per tutti. Prendere un periodo di pausa offre la possibilità di rigenerarsi, tornando al lavoro con una nuova prospettiva. Persino la preparazione e la pianificazione di una vacanza possono aiutare ad alleviare l’ansia ed evitare il burnout. I dipendenti che fanno pause regolari dal lavoro, inoltre, sono meno inclini agli errori, perché avranno maggiori opportunità di riposo.

Secondo Gallup – società di analisi e consulenza americana – i lavoratori che soffrono di burnout hanno il 63% in più di probabilità di prendere un congedo per malattia e più del doppio di probabilità di cercare attivamente un altro lavoro. Pertanto, è essenziale che i datori di lavoro incoraggino i propri dipendenti a fare pause regolari e creino una cultura in cui sia normale prendersi del tempo per se stessi, indipendentemente dal carico di responsabilità. Le ferie annuali, in questo senso, non sono solo un requisito di salute e sicurezza per i dipendenti, ma diventano anche un vantaggio lavorativo e competitivo sul mercato.