Andare in pensione e continuare a lavorare non è certo un evento raro, che nasce da diverse circostanze. Per esempio, uno dei motivi che spingerebbe un lavoratore ormai in pensione a continuare a lavorare è la pochezza degli assegni previdenziali che l’Inps in genere eroga ai pensionati. Soprattutto quelli con le pensioni basse. Nulla vieta a lavoratori che hanno percepito la pensione per via dei contributi che loro stessi hanno versato di continuare a lavorare anche dopo la quiescenza. Naturalmente bisogna fare attenzione a determinate cose, perché ci sono alcune misure che non consentono di cumulare i redditi da lavoro con i redditi da pensione, soprattutto le misure di pensionamento anticipato.

E poi occorre fare attenzione alle pensioni integrate al minimo, che ricevano le maggiorazioni proprio perché sono di importo basso. Ma sono maggiorazioni legate al reddito. 

“Mi chiamo Francesco e sono andato in pensione a novembre del 2021 a 62 anni con la quota 100. In pratica ho sfruttato la misura da momento che avevo già raggiunto 39 anni di contributi versati all’epoca. So che la pensione con quota 100 non mi permette di lavorare perché vige il divieto di arrotondare la pensione con i redditi da lavoro. Però so anche che fino a 5.000 euro all’anno in più di reddito è ammesso lavorare, purché svolga un lavoro autonomo occasionale. Vorrei effettivamente arrotondare la pensione con un piccolo stipendio. Posso farlo andando a lavorare qualche giorno al mese, soprattutto sabato e domenica al centro sociale sotto casa come collaboratore occasionale?”  

Il divieto di cumulo dei redditi di pensione con i redditi da lavoro 

Il nostro vettore ha centrato perfettamente il punto della situazione relativa al divieto di cumulo dei redditi da lavoro con il reddito di pensione. Un vincolo che è in vigore su diverse misure previdenziali. Infatti il divieto di lavorare è previsto nel momento in cui si sfrutta il canale di uscita anticipata dal mondo del lavoro offerto dalla quota 100.

Cumulare i redditi del lavoro con la pensione con quota 100 quindi non è possibile, perlomeno fino all’arrivo dei 67 anni di età. Infatti una volta compiuta l’età pensionabile per la quiescenza di vecchiaia ordinaria, il vincolo del divieto di cumulo viene meno. Fino ad allora un pensionato con quota 100 o con quota 102 non può svolgere attività lavorativa ad eccezione di quella di lavoro autonomo occasionale e fino a 5.000 euro di reddito in più annui.  

Cos’è il lavoro autonomo occasionale 

Per lavoro autonomo occasionale si intende quella tipologia di attività che viene svolta senza continuità e senza requisiti di professionalità, per alcuni committenti. Altro fattore determinante è l’assenza di vincoli di subordinazione tra committente e lavoratore. Proprio per questa sua natura il lavoro autonomo occasionale è una valida alternativa al lavoro autonomo normale con partita IVA. Perché con questo tipo di attività si sottintende il fatto che sia un’attività continuativa e non certo occasionale. Usando meno tecnicismi, il lavoro autonomo occasionale previsto dall’articolo 2222 del Codice Civile, è un lavoro che viene svolto sporadicamente dal diretto interessato. Tale attività può essere svolta per un solo committente o per più committenti, ma per quanto riguarda il divieto di cumulo con il reddito da pensione, un solo committente rischia di essere inutilizzabile. Infatti lavorare ogni fine settimana per uno stesso committente come il nostro lettore dice di voler fare, potrebbe essere considerato dall’INPS come un fattore che fa perdere la sporadicità dell’attività utile ad essere considerata come occasionale. 

La pensione con quota 100 persa se il lavoro autonomo occasionale non è svolto secondo i canoni 

Ricapitolando il lavoro autonomo occasionale è quella della tipologia di attività che un lavoratore può svolgere senza rischiare di perdere la pensione con la quota 100.

Ma deve essere svolta secondo i dettami normativi previsti dal Codice Civile e anche dall’Inps, soprattutto quelli correlati proprio alla misura di pensionamento anticipato per quotisti. Prima di tutto bisogna restare sotto i 5.000 euro di reddito annuo provenienti da questa tipologia di attività. Inoltre serve che l’attività sia svolta davvero con carattere di discontinuità. Vietato quindi come dicevamo prima, lavorare per uno stesso committente a periodi fissi mensili o settimanali.