Non è ancora chiaro se nel 2023 si andrà in pensione con Quota 41 oppure no. L’idea è quella di consentire l’uscita anticipata ai lavoratori con almeno 41 anni di contributi versati. Tuttavia è evidente che ci saranno dei vicoli per questioni di bilancio.

Uno di questi potrebbe essere l’età anagrafica che non dovrebbe essere inferiore a 62 anni. Si arriverebbe così a Quota 103, in sostituzione di Quota 102 in scadenza a dicembre. Ma un altro potrebbe essere quello di non poter lavorare, sulla falsariga di quanto accade per chi esce con Quota 100 o Quota 102.

Pensione Quota 41 e limiti di reddito da lavoro

Ciò premesso e posto che Quota 41 vedrà la luce nel 2023, è bene sapere che ci sarà molto probabilmente il divieto di cumulabilità della pensione anticipata coi redditi da lavoro. Salvo alcune eccezioni, come previsto per Quota 100 e Quota 102. In questi casi si può infatti continuare a lavorare come autonomi, ma nel limite massimo di 5.000 euro all’anno di reddito.

La pensione anticipata con Quota 100 e Quota 102, di qualsiasi importo sia, è quindi cumulabile con redditi da lavoro autonomo fino a 5.000 euro lordi all’anno. Soglia limite che vale solo per il periodo compreso tra la decorrenza della pensione anticipata e il compimento dell’età pensionabile per il trattamento di vecchiaia.

Sono in ogni caso esclusi i redditi da lavoro dipendente, sia full time che part time. In questo caso l’Inps sospende la pensione d’ufficio anche senza la dichiarazione del pensionato, richiesta in ogni caso, che inizia una nuova attività lavorativa.

Cosa dice la Corte Costituzionale

Che il divieto di cumulo (ad eccezione del lavoro autonomo) possa restare valido anche nel caso fosse approvata Quota 41 è confermato anche dalla giurisprudenza. Recentemente sul tema è intervenuta la Corte Costituzionale. In particolare, lo scorso 5 ottobre 2022, è stata dichiarata non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Giudice del lavoro di Trento sulla non cumulabilità dei redditi.

In particolare sul fatto che quelli da lavoro autonomo siano cumulabili, mentre quelli da lavoro dipendente no, sempre nel limite dei 5.000 euro all’anno. Per l’occasione è stato sollevato il dubbio che la norma possa violare l’articolo 3 della Costituzione.

Ebbene, i supremi giudici, hanno ribadito quanto stabilito dal decreto legge n. 4 del 2019 sulla non cumulabilità dei redditi da lavoro dipendente con la pensione anticipata da Quota 100. Almeno fino a quando non siano raggiunti i requisiti anagrafici per il diritto alla pensione di vecchiaia.