Le assunzioni non riprendono e il mercato del lavoro resta ingessato. Dicembre 2020 ha confermato un trend occupazionale sostanzialmente piatto nelle imprese artigiane, micro e piccole. Registrando un crollo delle assunzioni e un forte arretramento delle cessazioni. Frutto rispettivamente della crisi economica e dei provvedimenti governativi, dal divieto di licenziamento al massiccio riscorso alla Cassa integrazione guadagni.

La conseguenza di questo combinato disposto è un calo del 2% nell’occupazione tra i “piccoli”, esattamente come si era verificato a dicembre 2019. Con una importante differenza.

Mentre nell’ultimo anno l’incremento tendenziale delle assunzioni si è fermato allo 0,2%, tra dicembre 2018 e dicembre 2019 la crescita era stata del 2%, sia pure già in frenata dalla fiducia in rallentamento sul futuro dell’economia.

Cna: mercato del lavoro bloccato

È quanto emerge dall’Osservatorio lavoro della Cna, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza mensilmente le tendenze dell’occupazione nelle imprese artigiane.

In apparenza l’andamento di dicembre 2020 non si discosta dai dicembre precedenti. L’ultimo mese dell’anno si caratterizza da tempo come un periodo di ripiegamento dell’occupazione in quanto molti rapporti di lavoro giungono a scadenza e il numero di cessazioni supera abbondantemente quello delle attivazioni di nuovi contratti.

Se il risultato finale differisce poco dall’andamento consueto, quindi, è la sua genesi a lanciare l’allarme. A dicembre scorso infatti le assunzioni sono scese addirittura del 30,5%. E’ il peggior dato dell’Osservatorio, se si esclude aprile 2020, mese di pieno confinamento. Mentre le cessazioni sono diminuite del 13,5%.

Assunzioni, mai così male

In rapporto all’occupazione, comunque, sia le assunzioni sia le cessazioni hanno registrato il valore più basso nella serie storica dell’Osservatorio. Confermando sostanzialmente la temporanea fine dell’avvicendamento lavorativo, risultato del clima di timorosa attesa nella quale tutti, e quindi anche gli imprenditori, vivono.

La crisi, sanitaria e socio-economica, non ha invertito, comunque, una tendenza che sembra inesorabile: il calo dei contratti a tempo indeterminato.

La disaggregazione dell’occupazione nelle imprese artigiane, micro e piccole mostra che a fine 2020 la quota di questi contratti sul totale era calata al 55,2% (contro l’86,1% del dicembre 2014) a fronte del 29,4% dei contratti a tempo determinato (+23,8% in sei anni esatti), al 12,4% dell’apprendistato (+6,6%) e al 3% del lavoro intermittente (+0,5%).

Confcommercio, restrizioni bloccano assunzioni

Non sorprende l’interruzione a dicembre del processo di graduale recupero dei livelli di assunzioni iniziato in estate. Le restrizioni allo svolgimento di molte attività e la conseguente caduta produttiva hanno pienamente manifestato gli effetti sul mercato del lavoro in un mese in cui l’avvio della stagione invernale e le festività di fine anno generano occasioni per i lavoratori stagionali.

Si sono persi la metà dei posti di lavoro creati tra luglio e novembre e il valore assoluto della riduzione (101mila unità), se si prescinde da marzo e aprile 2020, è il più grave da gennaio 2013“.

Così l’Ufficio studi di Confcommercio commenta i dati sugli occupati e i disoccupati a dicembre diffusi dall’Istat, precisando che il calo interessa tutti i segmenti dell’occupazione. E quest’evidenza indica una debolezza da non sottovalutare per formulare previsioni attendibili sulla crescita del 2021, a oggi ancora ottimistiche nei documenti del governo.

Guardando all’intero 2020, oltre alla contrazione del numero di dipendenti a termine (-365mila unità) e dei lavoratori autonomi (-162mila), colpisce la fuga verso l’inattività (+539mila persone tra i 15 ed i 64 anni). Inattività determinata per quasi il 76% da persone tra i 15 ed i 49 anni (51% se ci si concentra sul segmento 25-49 anni, il più orientato al lavoro).