Una pensione graduale, soft, che però consenta al contempo di lavorare ancora. E’ questa una delle ultime proposte avanzate dal governo in tema di riforma pensioni da attuare entro fine anno.

A proporlo è il ministro del Lavoro Andrea Orlando in occasione della presentazione del 21° rapporto annuale dell’Inps. Con l’occasione ha detto che Ape Sociale e Opzione Donna saranno quasi certamente prorogate.

Pensioni: il nodo flessibilità in uscita

Resta però da trovare una soluzione che eviti il ritorno per tutti della Fornero con la fine di Quota 102 il 31 dicembre.

Le ipotesi di riforma delle pensioni, in questo senso, si rincorrono non mancando proposte da partiti politici e parti sociali.

Tuttavia, come evidenziato ancora una volta dal presidente Inps Pasquale Tridico ai deputati in occasione della presentazione del rapporto sulle pensioni, bisogna fare i conti con le esigenze di bilancio.

L’Inps ha suggerito tre vie d’uscita e gli sbagli da non fare per evitare squilibri di bilancio. Pur tenendo conto che la spesa per le pensioni dal prossimo anno crescerà di 23 miliardi per via dell’impennata dell’inflazione.

Ma la proposta più accreditata, al momento, sembra essere quella del presidente Tridico, già nota da mesi. Cioè una pensione in due tranches con uscita a 63 anni e almeno 20 di contributi per la sola parte contributiva maturata. A cui si aggiungerebbe la restante fetta retributiva della pensione al raggiungimento dei 67 anni di età.

L’uscita graduale dal lavoro, la proposta Orlando

Sulla falsariga di quanto suggerito da Tridico, si profila l’idea del ministro Orlando che propone l’uscita flessibile, ma con anche la possibilità di continuare a lavorare. In pratica si inizierebbe a pagare una parte della pensione a 63-64 anni, come dice Tridico, ma al contempo si consentirebbe al lavoratore di continuare a lavorare.

Un mix di soluzioni, insomma, che mettono in evidenza l’estrema difficoltà da parte del governo a trovare una soluzione accomodante per i lavoratori, costretti ad attendere troppo a lungo prima di andare in pensione.

Del resto, si tratta di una questione di soldi e fare altri debiti per le pensioni è oggi più impensabile di ieri. Come anche ha messo in guardia l’Inps che, tenuto conto del problema demografico tracciato dall’Istat, prevede un patrimonio negativo di 92 miliardi di euro entro il 2029.